martedì, maggio 10, 2005

The Camulod Chronicles - Jack Whyte

AutoreJack Whyte
TitoloThe Skystone - The Singing Sword - The The Eagles Brood - The Saxon Shore - The Sorcerer - Uther
Titolo ItalianoLa pietra del cielo - La spada che canta - La stirpe dell'aquila - Il sogno di Merlino - Il forte sul fiume - Il segno di Excalibur - Le porte di Camelot - La donna di Avalon
Annodal 1992 al 2000
GiudizioBello, dettagliato e molto curato, purtroppo ciclopico. Un romanzo storico con la scusa della saga arturiana o viceversa?
Incomincio col far notare che il numero di volumi tra l'edizione italiana e quella originale non coincidono. Questa abitudine che sta prendendo piede in italia di tagliare a meta i romanzi e venderli in due parti è abbastanza irritante, immagino concordiate.

L'opera incomincia con le "biografie" di due ufficiali dell'esercito romano. Entrambi di origine britannica, si rendono presto conto che l'impero si appresta a dover ridurre i propri confini abbandonando la britannia al suo destino. Decidono quindi di fondare una colonia completamente autosufficiente che preservasse la cultura e la tecnlogia romana e divenisse il centro della rinascita della britannia dopo il periodo di barbarie che inevitabilmente sarebbe seguito al ritiro dell'impero. La "colonia" negli anni sarebbe diventata, dopo varie alterazioni linguistiche, prima "Camulod" e poi "Camelot".

A questo punto è facile indovinare che si tratta di un ciclo in ambientazione arturiana. Il dettaglio che lo caratterizza è la forte connotazione da romanzo storico. Sopratutto i primi tre romanzi sono incentrati sull'organizzazione e sui progressi tecnologici che avrebbero trasformato degli ufficiali di fanteria romani in comandanti di cavalleria britannica.

Si intrecciano con l'evoluzione de "la colonia", le storie di quattro generazioni di "Britannico" (l'ultimo dei quali si chiamerà Artu) e la bizzarra vicenda di una meteorite (la pietra del cielo) da cui verrà, per cosi dire, estratta Excalibur (scusate se non dico altro, per non rovinare la sorpresa).

I primi quattro romanzi della serie sono molto belli. L'idea di voler costruire una spiegazione "storica" di tutta la legenda arturiana è ben realizzata, i personaggi sono costruiti con cura e molto dettagliati. Tra l'altro si nota l'attenzione con cui gli eventi dei primi romanzi sono stati studiati per prepare le vicende degli ultimi. Ogni tassello si incastra in un grande mosaico preparato in anticipo.

Forse, l'unico difetto del ciclo è la dimensione. Difetto acuito dal fatto che l'ultimo romanzo (Uther) è contemporaneo al terzo (The The Eagles Brood),
trattando le stesse vicende ma da un punto di vista diverso (quello di Uther invece che quello di Merlino). D'altronde non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Un opera veramente ciclopica, da leggere magari tutta di seguito per apprezzare al meglio la sequenza delle vicende. Ne vale la pena.

LLP, Andrea

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