giovedì, gennaio 31, 2008

Neanche gli dei - Isaac Asimov

AutoreIsaac Asimov
TitoloThe god themselves
Titolo ItalianoNeanche gli Dei
Anno1972
GiudizioAll'altezza dell'autore


"Neanche gli Dei" è un libro scritto con la genialità di un uomo che è in grado di offrire un cambio di prospettiva ogni volta sorprendente. La trama scorre veloce e non distrae il lettore, o meglio lo distrae solo quel che basta per cercare di sorprenderlo.

Non posso negare che anche il gioco di parole reso dai titoli dei capitoli:

  • Contro la stupidità
  • Neanche gli dei
  • possono nulla?

ha, per me, un fascino tutto suo.

Il libro scritto nel '72 tra l'altro affronta un tema vivo al giorno d'oggi, quello della ricerca di fonti di energia alternative. La soluzione di Asimov è geniale e come al solito ha una sua valenza pseudoscientifica. Il petrolio inquina, è una risorsa limitata e va sostituito, ma... siamopronti per una nuova forma di energia? Siamo in grado di valutare correttamente i pericoli che questa potrebbe riservarci?

L'altro tema portante del libro e la crescita affrontata da un punto di vista 'alieno'. Il futuro è sempre un mistero soprattutto quando ci si sente in balia di esseri che se curano una parte della popolazione, ne trascurano un altra solo perché è diversa e questa sua diversità la rende poco interessante. Ma le cose stanno davvero così?

mercoledì, gennaio 02, 2008

[curiosità] The wrong country - Il paese sbagliato

In omaggio a Micheal Jackson recentemente scomparso
ho tradotto questa nuova prefazione del suo libro
"Great Beers of Belgium" comparsa nella nuova edizione del
2006. E' un'autentica chicca deliziosamente scritta ricordando
gli "swinging sixties" e uno di quei momenti topici della vita in
cui il nostro modo di pensare cambia a causa di una
improvvisa scoperta in una sera in cui si è lontani dalla
normale sobrietà preoccupata di questo e di quello.



The wrong country


Il paese sbagliato

Erano stati lanciati fumogeni al matrimonio della
principessa
Beatrice col tedesco Claus Von Amsberg.
John Lennon e Yoko Ono
stavano tenendo un “Bed in”
all'Amsterdam Hilton. Sesso, droga
e rock'n'roll
avevano conquistato il Vondel park (in nome del

poeta omonimo che suona così deliziosamente
vicino alla parola
inglese “fondle”(1)).

Dopo aver lavorato come giornalista in Edinburgo e Londra ero
al primo tentativo con una posizione “estera” ad Amsterdam.
Erano davvero tempi nuovi. Non avevo lamentele riguardo al
sesso, il rock'n'roll era divertente, ma la Jazz scene di
Amsterdam era d'altissimo livello. Nella mia natura di giornalista
davo all'alcool la giusta importanza come droga del mestiere, e la
consumavo con piacere in entrambe le forme di whisky e birra.

Nei paesi civilizzati non avevo mai trovato nessun altro posto
al mondo dove il lattaio portava a domicilio anche la birra: una
confezione da sei bottiglie di Grolsch appariva regolarmente sul
mio uscio. La fermata del tram per l'ufficio era giusto all'angolo
del birrificio Heineken: la birra al caffè di fronte non avrebbe
potuto essere più fresca. Meno di un kilometro lungo il canale
separava la fabbrica della Heineken dalla fabbrica della Amstel.

Di tutte e tre, solo la Heineken era nota internazionalmente
negli “Swinging Sixties”. Tutte sono ora familiari, ma lo stile
di queste birre era già noto a livello mondiale: una birra bionda,
in passato secca, ma oggi più spesso media o dolce, che fu
copiata in origine dalla prima “lager” bionda prodotta nella
città ceca di Pilsen.

Gli olandesi pensavano che la “Pils” fosse la propria birra, ma
questa era piuttosto una birra nello stesso stile di quasi tutte
le altre birre nazionali conosciute in tutto il mondo. Dalla Carlsberg
alla Carling, dalla Coors alla Corona, il loro prodotto principale
era, a varie distanze, sempre derivato dalla birra lager Pilsner
(o Pilsener). Dire che la birra più venduta negli USA era inspirata
dalla lager di una differente città ceca, Budweis, é come tagliare
un capello in quattro.

Milioni di consumatori conoscono solo questo stile di birra,
come milioni di consumatori di vino sono soddisfatti della vaga
dizione “bianco secco”, fatto sempre con le stesse uve Chardonnay,
e per moltissimi americani noto come “Chablis”.

Essendo cresciuto con le Ales britanniche che erano il Bordeaux
del mondo della birra, io non potevo certo sopravvivere sul solo
“bianco secco”, comunque ben fatto fosse.

Il conformismo non è un istinto che l'abitante di Amsterdam ha
nel cuore. La loro città è una delle grandi città liberali del
mondo, e per questo io l'amo, ma non avrei potuto aspettare fino
ad ottobre per bere la scura bokbier olandese. Diventavo inquieto.
Un amico mi disse che c'era una scelta più ampia nel sud cattolico.
Egli menzionò due provincie. Una, nonostante la sua posizione
meridionale, era chiamata Nord Brabante (il “Sud” Brabante è nel
Belgio). L'altra era il Limburgo (anche in Belgio c'è una provincia
con lo stesso nome e una città in Germania pure porta quel nome).

Il mio amico mi disse che in queste provincie molte cittadine
erano famose per i loro carnevali invernali anarchici. Così decisi
di andare a vedere coi miei occhi anche con l'idea di scrivere un
pezzo. Seduto in treno al mio fianco c'era un uomo dall'aspetto
miserabile che si manifestò presto essere un fondamentalista
protestante dei villaggi nelle provincie a nord e ad est di
Amsterdam. Leggeva un giornaletto scandalistico inglese molto
famoso per la sua copertura salace di peccatucci sessuali. Io
feci l'errore di chiedergli in quale direzione era il buffet.
Cosicchè quello mi ingaggiò in una conversazione, o meglio mi
subissò con un monologo sulle deficienze morali del sud cattolico.
Quando attraversammo il Reno mi sembro come di passare il
Rubicone.
Avvicinandosi alla città di Breda egli mi avvisò che le strade
sarebbero state piene di gente semiubriaca in costume da carnevale
che bevevano birra. Per lui questo implicava che avrei dovuto
girare gli occhi da un'altra parte. Piuttosto, le mie intenzioni
erano di segno opposto, ma pensai bene di non dire nulla, le
mie orecchie avevano già subito abbastanza.

Ogni volta che il treno si fermava in stazione, il suo giudizio
diventava più critico. Quando non ne potei più del suo disgusto
decisi di scendere dal treno. In che città ? Maastricht (2),...
forse ? Fui inghiottito dalla folla, birre alla mano, che sembrava
essere in una circolazione senza fine attorno al caffè della
stazione. La piazza della stazione era piena di bevitori e gente
che danzava sulla musica dei Beatles. L'intera città era ubriaca, e
presto lo fui anch'io.

L'Uomo in maschera.

Tra i bicchieri senza fine di biondissima lager olandese qualcuno,
con una maschera di John Lennon sul viso, mi passò un calice
contenente una birra scura. Senza temere vertigini di sorta, ne
presi un sorso abbondante. Ero del tutto impreparato per la
ricchezza della miscela fermentata (3) e, un momento dopo, il
colpo dell'alcool, da qualche parte intorno all'apice della testa.

“Ti piace ?”. Egli appariva sorpreso e stupito. Forse ne aveva
tracannato già qualche bicchiere. “Si” replicai, “E' favolosa”.

“E' una birra Trappista”, egli intonò con voce seria. “Se ti
piace questa sorta di cose sei nel paese sbagliato. Dovresti
andare al di là del confine.” Poi la notte, l'alcool e gli
spintoni tra la folla e la musica ci fecero prendere strade
diverse. Non seppi mai il suo nome, ne vidi la sua faccia
dietro la maschera.
Il giorno dopo, con il malditesta della sbornia e la barba
lunga, attraversai il confine, come un rifugiato dall'annuale
momento di disinibizione degli olandesi.

Fu la mia prima visita al Belgio. Avevo scoperto che non tutte
le birre europee continentali erano delle Pils. Presto realizai
che il Belgio aveva una selezione di stili di birra propri che
non avevo mai visto altrove. Provai la De Konninck, la
Westmalle Dubbel e Tripel, e una Gueuze (4) non identificata,
ciascuna delle quali mi stupì più della precedente.

Rimasi per un weekend lungo. Quando me ne andai, le mie
prospettive e le mie passioni erano state ri-allineate.

Il giornalismo mi avrebbe portato a Belfast ed in Bangladesh,
di fretta qui, brevemente là, ma nel seguito il sangue di John
Barleycorn (5) mi chiamò nel suo cammino. Ho trovato grandi
birre in Alaska e Patagonia, e meravigliosi whiskies in Islay
e Hokkaido, ma in Belgio un Beer Hunter non può mai riposare sul
suo sgabello.

Michael Jackson,
Antwerp, giugno 2006



1. Fondle: carezze amorevoli o erotiche, “coccole”.
2. Maastricht, nel Limburgo, é famosa per il suo carnevale di
strada con i costumi che le persone elaborano per
un intero anno ed un forte accento umoristico ed infine con
somiglianze al carnevale veneziano per tradizione e costumi.
3. Ho tradotto “brew” con “miscela fermentata” che rende
l'idea ad un pubblico italiano generico, chi conosce il
termine inglese può naturalmente pensare a questo che è
specifico del mondo della birra e non ha un corrispondente
esatto in italiano.
4. La Gueuze è un blend di Lambic giovane e matura. La
Lambic è a sua volta una birra particolarmente complessa
prodotta nella regione di Bruxelles con oltre 200 tipi di
lieviti indigeni (wild yeast) , spesso addizionata con
frutta e spezie, e soggetta a diverse fasi di fermentazione
anche cinque e più, con un processo produttivo anche molto
lungo (in media tre anni).
5. John Barleycorn, è la personificazione del malto d'orzo
nella tradizione inglese originata nel medioevo. Egli compare
come in una canzone della stessa epoca in cui il malto
personificato viene maltrattato e ucciso dando come
risultato però l'ebbrezza dell'alcool. Alcuni autori
vedono in questo un simbolismo cristiano utilizzato per
diffondere il cristianesimo tra i “barbari” bevitori di birra.