mercoledì, ottobre 12, 2005

Au bonheur des ogres - Daniel Pennac

AutoreDaniel Pennac
TitoloAu bonheur des ogres
Titolo ItalianoIl paradiso degli orchi
Anno1985
GiudizioBuono - Ironico, delizioso e pungente


Un racconto non lineare, questo è certo, almeno finché non si accetta di farsi guidare per mano da Pennac, in questo suo mondo caotico, frequentato da Orchinatale, cani epilettici, ragazzine sensitive e bambini che usano il metodo galileano per confutare un’ipotesi, donne che sono "pantere" ed ispettori di polizia che sono "Napoleone". E poi, Fratelli, o meglio fratellastri maggiori, che hanno contemporaneamente il ruolo di padre e di madre, quella vera è "una fuggitiva" nel senso francese del termine. Il tutto servito in una carambola di situazioni al limite del paradosso in una rocambolesca Belville di qualche anno fa, prima che diventasse la Belville, Bobo, di oggi, dove francesi, arabi, senegalesi, cinesi, convivono, tutti meticci e variamente incrociati in quell'atmosfera affascinante e misteriosa che poche altre città oltre Parigi, riescono ad evocare.

Il racconto vorrebbe essere un thriller, o se preferite un poliziesco usando un termine un po’ retrò, ma Pennac riesce a dargli una impronta tutta sua, come se narrasse fatti reali, vivi, ricchi di autentica e condivisa emozione e che grazie ad ogni nuovo particolare, lascia che il lettore abbia la sensazione di capire finalmente cosa stia succedendo in questo strano mondo e a dargli ordine. Altra caratteristica di Pennac, l'"Ordine" deve essere abolito. In questo primo racconto (ho dimenticato di dirvi che è il primo di una serie) ogni volta che si ha la sensazione di aver finalmente trovato il bandolo della matassa che lo scrittore ha sapientemente ingarbugliato a nostro uso e consumo, si viene immediatamente ed invariabilmente smentiti!

Il tutto parte da una serie di bombe in un grande magazzino, in cui il protagonista, Malaussène lavora. Lui fa il "Capro Espiatorio". Ogni qual volta, un cliente si presenta all'Ufficio Reclami (potenziale elemento di disordine!), Benjamin Malaussène viene trascinato davanti a lui, indicato come il solo responsabile del danno riscontrato e licenziato in tronco. Il suo compito è quello di piangere, di commuovere l'acquirente, così da convincerlo a ritirare il reclamo. Un Capro Espiatorio che si fa carico di riportare l'ordine in un evento che altrimenti causerebbe disordine...e proprio per questo, Pennac gli scaglia contro tutta una serie di personaggi e di eventi strambi e melodrammatici.
Compito del nostro "Capro Espiatorio" è cercare di riportare l'ordine incastrando il "bombarolo" non perché sia uno spirito nobile ma per salvare se stesso, che essendo un capro espiatorio (nel lavoro come nella vita) il destino lo ha designato come il maggiore indiziato della serie di attentati dinamitardi...o almeno così Pennac inizia a farci credere.

Il finale è originale, anche se non è certo quello il maggior punto di forza del racconto. I rapporti tra i diversi "attori in campo" sono delineati con una delicatezza ed una tale spietata precisione che si rimane subito avvinti da ognuna delle diverse vicende che li toccano, siano questi ultimi, vittime, carnefici od entrambi allo stesso tempo. Nel mondo di Pennac, proprio come nella realtà, nessuno è senza macchia .

Un opera che certamente consiglio di leggere a chiunque non conosca ancora lo stile originale di monsieur Pennac.

Si dice che Pennac o lo si ama o lo si odia...io ho trovato da che parte schierarmi...voi?
P.D.G.

lunedì, ottobre 03, 2005

The Chronicles of Narnia - C.S. Lewis

AutoreC.S. Lewis
TitoloThe Chronicles of Narnia
Titolo ItalianoLe Cronache di Narnia
Anno1950 - 1956
GiudizioBelli, scorrevoli, peccato che siano tanto chiaramente cattolici.

Le cronache di Narnia sono un ciclo di ben sette romanzi che tipicamente vengono venduti raccolti in tre volumi (3+2+2). Sono dell'opinione che recensire assieme un intero ciclo di romanzi cosi indipendenti tra loro sia una barbarie ma il tempo è tiranno e non vedo come evitarlo quindi lo farò lo stesso (che qualcuno abbia pietà della mia anima).

A questo punto della recensione, devo confessare la mia colpa. Erano anni che mi ripromettevo di leggere il ciclo ma se la Disney non avesse deciso di produrre una trilogia di film su Narnia probabilmente non mi sarei mai deciso. In particolare, "The Lion, the Witch and the Wardrobe" da cui la Disney ha tratto il primo film è il secondo romanzo del ciclo.

Ovviamente quello che lega tra di loro tutte le storie sono il fatto che esse siano ambientate a Narnia ed il fatto che i bambini terrestri che visitano questo mondo fiabesco siano di volta in volta chiamati a compiere una qualche "missione" per la salvezza di quel mondo da Aslan, il leone creatore di Narnia.

Mano a mano che i bambini crescono vengono sostituiti (tra un romanzo e l'altro) dai quelli che nell'avventura precedente erano i bambini più piccoli del gruppo e che nel frattempo sono divenuti un po' più grandicelli ed in grado di "badare" ad i nuovi "piccoli" del gruppo. In realtà di solito è la più piccola del gruppo ad essere la più determinata e pura nel suo amore per Aslan, cosa che la mette in grado di salvare la giornata. Beata l'innocenza dei bambini (citazione cattolica assolutamente non casuale).

Il ciclo è destinato nella sua dichiarazione e nella forma ad un pubblico di bambini ma intenzione dell'autore di scrivere per gli adulti è abbastanza evidente. Mentre Tolkien ha iniziato a scrivere il Signore degli anelli per i suoi nipoti e poi si è "fatto prendere la mano", Lewis invece fingeva di scrivere per i bambini per traferire un preciso messaggio allegorico agli adulti. Non è un caso che abbia citato Tolkien in relazione a Lewis perchè il carteggio intervenuto tra questi due grandi autori della fantasy moderna è davvero illuminante. Lewis ha cercato per anni di convincere Tolkien che lo scopo della Fiaba fosse quello di trasmettere dei valori morali tramite un allegoria.

Ritornando all'allegoria che sottende il romanzo, è evidente che Aslan sia la forma incarnata del Cristo nell'universo di Narnia. L'amore e la fiducia che i bambini di volta in volta pongono in Aslan fà si che Aslan stesso si trovi in condizione di sconfiggere il male. Non faccio mistero del fatto che non apprezzo le religioni istituzionalizzate in genere e questo romanzo tanto/troppo cattolico in un paio di punti mi ha irritato. D'altro canto, le descrizioni sono spettacolari ed in ogni pagina c'è una novità, una scenario grandioso che vale la pena essere letto. Le parti troppo moraleggianti si possono sopportare in cambio della bellezza delle descrizioni.

Dei sette romanzi il primo (The Magician's Nephew) e l'ultimo (The Last Battle) sono decisamente i più allegorici. Tanto è vero che nel primo vi è la creazione di Narnia dal canto di Aslan (Genesi) mentre nell'ultimo c'è la fine di Narnia ed il giudizio di tutti gli abitanti di Narnia stessa (Giudizio universale ed Apocalisse). Nonostante questo sono abbastanza godibili, decisamente non i migliori del ciclo.

Il secondo (The Lion, the Witch and the Wardrobe) è, IMHO, il migliore. Un misto di aspettativa, incanto, battaglie ed eroismo. Il ruolo di Aslan è comunque fondamentale ma in fondo sono gli abitanti di Narnia a sconfiggere la malvagità e non il divino. Il terzo romanzo (The Horse and His Boy) è molto bello e fà eccezione alla regola generale dell'intervento divino che
convochi degli eroi extra-mondani a risolvere le beghe di Narnia. Credo che sia quello dei romanzi in cui i protagonisti sono meglio caratterizzati.

Il quarto (Prince Caspian) è caratterizzato da una certa meccanicità, Lewis ha stabilito un piano ed un metodo di lavoro. Per quanto sia uno dei più belli del ciclo, è un pò rovinato dall'essere un romanzo di mestiere.

Il quinto (The Voyage of the Dawn Treader) ed il sesto (The Silver Chair) sono carini ma decisamente sotto la media del ciclo. Il quinto in particolare è molto lento e troppo lungo, credo che Lewis si sia fatto prendere la mano nel voler aggiungere meraviglie su meraviglie ad ogni nuova isola "allungando troppo il brodo".

Voglio conludere segnalandovi quella che sencondo me è la scena più bella dell'intero ciclo. Quella in cui il "professore", insegna a Peter e Susan a giudicare le affermazioni delle persone in base alla credibilità delle persone stesse e non in base alla incredibilità delle affermazioni. Una verità semplice ma fondamentale che, ahime, tendo a dimenticare spesso.

LLP, Andrea

P.S. Mentre facevo un controllo incrociato sui titoli originali dei sette romanzi ho scoperto una cosa che mi ha chiarito molte cose sul ciclo. I sette romanzi non sono stati scritti nell'ordine in cui li ho letti. Ad un certo punto gli editori hanno cominciato a pubblicarli in ordine "cronologico" invece che nell'ordine in cui l'autore li ha scritti. Non a caso avevo abinato il primo ed il settimo romanzo che, ho scoperto dopo, sono stati scritti praticamente assieme.

L'ordine originale dei romanzi è:
  1. The Lion, the Witch and the Wardrobe (1950)
  2. Prince Caspian (1951)
  3. The Voyage of the Dawn Treader (1952)
  4. The Silver Chair (1953)
  5. The Horse and His Boy (1954)
  6. The Magician's Nephew (1955)
  7. The Last Battle (1956)

mercoledì, settembre 14, 2005

[admin] Nuovi modi per essere informati su lVdP

Come potrete notare osservando la colonna a destra della pagina principale del nostro shared-blog, ho attivato alcuni servizi che trovo molto utili.

Il più utile di tutti, IMHO, è quello della segnalazione via email delle nuove recensioni. Per ricevere una email ogni volta che una recensione è pubblicata dovete solo scrivere il vostro email nella casella e premere sul bottone. Leggete i temini di servizio prima di sottoscrivervi.

I più smaliziati troveranno utili i servizi di pubblicazione del log in syndacation. Per chi non sapesse di cosa parlo, un buon posto dove iniziare è la wikipedia.

LLP, Andrea

martedì, settembre 13, 2005

Parker Pyne Investigates - Agatha Christie

AutoreAgatha Christie
TitoloParker Pyne Investigates
Titolo ItalianoParker Pyne Indaga
Anno1932 - 1933
GiudizioOriginali e scorrevoli. Tutto il mondo è paese.

Di solito, i romanzi della Christie li leggo sempre a coppia come le ciliege. Peccato che abbia scoperto che questo non è un romanzo solo dopo averlo iniziato. In particolare questo volume è la raccolta dei racconti che hanno per protagonista Parker Pyne.

Parker Pyne, tra l'altro, non è un investigatore. Contrariamente a quello che dà ad intendere il titolo della raccolta questo signore cicciottello e dagli occhietti porcini non indaga, non si occupa di criminali se non incidentalmente. Pyne si occupa di dare la felicità alle persone.

"Siete felici? Se la risposta è No, rivolgetevi a Parker Pyne." Questa frase semplice e rassicurante appare regolarmente nelle rubriche di annunci economici dei quotidiani di Londra, seguita ovviamente dall'indirizzo dello studio del signor Pyne.

Con una premessa del genere, l'autrice si è potuta sbizzarrire nel creare un sacco di storie divertenti e stranamente originali. Creando un personaggio che vede il mondo attraverso lo specchio delle statistiche, che dall'alto della sua conoscenza delle "tabelle ISTAT" riesce a forzare il mondo ad andare nella direzione che meglio si adatti alle esigenze del suo cliente.

Alcune delle storie mi sono piaciute molto. Parker Pyne ha quella capacità di ridurre il mondo a stereotipi che di solito è tipica delle opere di critica sociale più graffianti ma che in mano alla Christie riesce a rientrare nella più assoluta normalità. Se questa caratteristica sia un pregio od un difetto ci sarebbe molto da discutere.

Devo concludere notando che, come è ovvio nelle raccolte, non tutti i racconti sono all'altezza ma che la media è decisamente positiva.

LLP, Andrea

lunedì, settembre 12, 2005

The Sittford House - Agatha Christie

AutoreAgatha Christie
TitoloThe Sittford House
Titolo ItalianoUn Messaggio Dagli Spiriti
Anno1931
GiudizioInsipido, inconcludente. Perdibile.

Immagino che Agatha Christie non abbia bisogno di presentazioni. I suoi personaggi più riusciti, Poirot e miss Marple, sono oramai icone dell'immaginario collettivo. In particolare però la protagonista di questo romanzo non è nessuno dei due.

La storia si svolge nel tipico paesino della campagna inglese isolato dalla neve. Un gruppo di "benestanti" sfaccendati ingannano il tempo giocando alla "seduta spiritica", improvvisamente il tavolino si anima ed annuncia che il miglior amico di uno dei presenti è stato ucciso. Spinto da un terribile presentimento, l'anziano ma vigoroso uomo decide di affrontare a piedi la tormenta e le 10 miglia che lo separano da casa dell'amico per controllare le sue condizioni di salute. Mi fermo qui perchè raccontare altro della trama di questo giallo potrebbe procurarmi dei nuovi nemici e di quelli ne ho già abbastanza.

Agata Christie ha un vizio terribile: nasconde gli indizi. Ogni volta che leggo un suo romanzo alla fine scopro sempre che l'investigatore ha risolto il caso perchè sapeva qualcosa che noi non sapevamo. Questo romanzo non fà eccezione anche se questa volta almeno ci degna di avvertirci che ci ha nascosto qualcosa. Proprio questo qualcosa è il punto debole del romanzo, l'oggetto del mistero è praticamente una confessione ed è stato nascosto accuratamente solo perchè altrimenti la Christie non avrebbe potuto giustificare la scoperta dell'assassino. Pessimo, davvero pessimo.

A peggiorare il quadro, anche i personaggi sono piatti e scialbi. Tutto il romanzo sa di artefatto. Ogni abitante del villaggio non fa altro che commentare che gran donna sia la protagonista del romanzo, quasi l'autrice volesse convincerci a forza bruta, facendocelo imparare a memoria. Ho la sensazione che questo romanzo fosse un esperimento per creare un nuovo personaggio ma che sia fallito miseramente.

Per la prima volta da quando scrivo queste recensioni non sono riuscito a trovare nulla di buono da dire su un romanzo, mi stupisco di me stesso.

LLP, Andrea

P.S. Una cosa però devo dirla a difesa di questo romanzo. Considerata l'epoca in cui è stato scritto il romanzo, la protagonista è davvero una donna "moderna", spegiudicata e manipolatrice, nettamente superiore agli uomini che la circondano.

venerdì, agosto 26, 2005

American Gods - Neil Gaiman

AutoreNeil Gaiman
TitoloAmerican Gods
Titolo ItalianoAmerican Gods
Anno2001
GiudizioMolto Buono: originale, avvincente, visionario.


La prima cosa che mi sono chiesto appena letto il titolo è stata: Perchè uno scrittore di origine inglese dovrebbe cimentarsi con le Divinità americane? Considerando infatti l'enorme flusso di immigrazione che c'e' stato verso gli States, non solo agli inizi del secolo scorso, il numero dei culti praticati e quindi delle divinità presenti era ed è enorme, poi si legge che “l’America non è un buon posto per gli dei…”… e ci si ritrova letteralmente in una tempesta di episodi rocamboleschi e di personaggi usciti da un quadro di Escher dove si trova sempre difficoltà a trovare il sopra ed il sotto, ma si rimane comunque affascinati dalla visione glodale.

Tutto il libro si fonda su un'idea che ho trovato letteralmente straordinaria da utilizzare in un racconto fantasy. Cosa accadrebbe ad un Dio per il quale maggiore è il numero dei suoi adoratori, maggiore è la sua potenza, se il suo culto venisse quasi del tutto dimenticato ed al suo posto prendessero piede nuove "divinità" come il Denaro o la TV (si, proprio la tanto venerata Televisione dei nostri giorni)? Le risposte posso essere molteplici e Gaiman ne presenta davvero tante.

Il protagonista è un omone di nome Shadow, uscito di prigione da qualche giorno, e che dopo aver perso ogni legame con la sua vita precedente, viene ingaggiato come guardia del corpo da un vecchio di nome Wednesday, che gli chiede di accompagnarlo in un suo viaggio di affari, che lo porterà ad incontrare molti "strani" personaggi…ma non vi dico altro…

Lo stile utilizzato per raccontare tutte le vicende del racconto è intenso, crudo e fluente.
Il libro è scritto con una meticolosità quasi raccapricciante. Dopo aver letto l'ultima riga ci si rende conto che nessuna parola è stata scritta a caso, e che ogni accenno ai diversi protagonisti è curato in maniera quasi maniacale; gli accenni ai personaggi/divinità "minori", sono molto più che semplici accenni, sono dei veri e propri capolavori di originalità e pazzia creativa; il caso di Anubis che dirigere un agenzia di pompe funebri, non è che uno degli esempi.
Una delle cose che si notano leggendo il racconto e che mi hanno parecchio incuriosito è stata l'assoluta mancanza di qualsiasi accenno alle divinità del pantheon greco, ed un piccolissimo richiamo alla religione Cristina; l’unico accenno a quest’ultima l’ho ritrovato quando si nel libro uno dei personaggi parla di “quel fortunato figlio di una vergine"
La cosa inoltre che più mi ha divertito è stata quella di trovare indizi sulle diverse figure che attraversano la strada di Shadow, disseminati in tutte le pagine del libro, senza che questi stridessero minimamente con la narrazzione, sempre molto fluida ed avvincente, e che si possa capire quale sia il disegno globale, quale potrebbe essere il climax che si raggiunge nelle ultime pagine. Perdonatemi l'accenno, ma non riesco davvero a resistere: vi siete chiesti perché l'altra figura portante della storia, un vecchio con un occhio di vetro, presenta se stesso come Wednesday, dicendo che essendo il Mercoledi il suo giorno è il nome più adatto a lui?

Il finale: è originale, anche se come vi dicevo, se seguite meticolosamente “le molliche di pane” lasciate lungo la trama potrete riuscire a capire dove Gaiman ci vuole condurre arrivati a circa metà del racconto.
A questo punto non posso che augurarvi buona lettura di una visione onirica ed originale del mondo che ci circonda.
P.D.G.

giovedì, agosto 04, 2005

Premi e Punizioni - Piero Angela

AutorePiero Angela
TitoloPremi e Punizioni. Alla ricerca della felicità.
Anno2000
GiudizioSemplice ed adatto a tutti. Una piacevole lettura da bagno od ombrellone.

Ogni tanto trovo il tempo di leggere anche qualche saggio. I romanzi riesco a leggerli anche frammentati, rubando un minuto in pullman ed uno mentre cucino. I saggi richiedono tempo libero ed attenzione, merce rarissima oramai. Un vero peccato.

In questo testo Piero Angela introduce il lettore ad uno dei modelli "classici" del funzionamento del cervello: quello basato su premi e punizioni. Il cervello viene presentato come una macchina che impara ad associare a determinati stimolo sensazioni piacevoli o spiacevoli e quindi comincia ad orientare le proprie decisioni allo scopo di acquisire i premi ed evitare le punizioni. Ovviamente, l'ipersemplificazione di questa descrizione non rende giustizia all'argomento.

Il libro è scritto molto bene, è semplice, descrittivo, molto graduale nelle spiegazioni. Inoltre la struttura a brevissimi capitoletti aiuta il lettore che ha poco tempo o poco allenamento nella lettura. Perfetto per introdurre chiunque all'argomento, persino un bambino delle medie.

Per essere completamente onesto, devo dire che la prima parte mi ha annoiato mortalmente. La colpa però è mia, non del libro. Il libro è scritto per essere elementare e, perdonate l'immodestia, avevo letto materiale molto più complesso di questo sull'argomento.

Invece la seconda parte mi ha solleticato molto. In essa, Angela tenta di applicare lo schema premi/punizioni alla società e non più al singolo. Ne nascono molti interessanti spunti su come, ad esempio, rendere efficace il sistema legislativo di uno stato. A rendere ancora più interessante l'argomento è il fatto che il libro è calato specificamente nella realtà italiana.

Raccomando questo libro a chiunque non conosca l'argomento ed aggiungo, per quelli che invece lo conoscano, che la seconda parte vale la pena d'essere letta.

LLP, Andrea

P.S. Finalmente si avvicinano le vacanze estive, due settimane di caos e scarso tempo per leggere e scrivere recensioni.

P.P.S. Sia chiaro che la definizione "lettura da bagno" non ha nulla di negativo. Per molti, me compreso, il bagno è uno dei pochi posti dove leggere e pensare in pace.

mercoledì, agosto 03, 2005

Ender's game - Orson Scott Card

AutoreOrson Scott Card
TitoloEnder's game
Titolo ItalianoIl gioco di Ender
Anno1977
GiudizioBello, a tratti poco scorrevole ma Bello.

Questa storia incomincia un mesetto fa con la fine della serie televisiva Star Trek: Enterprise. In tale occasione Scott Card rilasciò un'antipatica intervista in cui stracciava Star Trek in toto, definendolo "bambinesca" ed augurandosi che la fine di ST portasse finalmente un pò di "fantascienza adulta" in televisione. Vi rimando al Corriere della Fantascienza per i dettagli.

Devo dire che la cosa mi ha abbastanza impressionato. Le opinioni di un'autore del calibro di quello in oggetto non possono essere trascurate. Tra l'altro sentirgli definire Buffy l'esempio di quello che intende per fantascienza adulta mi ha decisamente disturbato. Non voglio difendere Enterprise (per fortuna è finita) ne parlar male di Buffy se non per dire che la prima stagione mi ha annoiato mortalmente (mi dicono che sia decisamente migliorato in seguito ma non ho avuto ne la voglia ne il tempo di scoprirlo).

Non mi è rimasto altro da fare che andare a cercare quello che è considerato il capolavoro di Orson Scott Card e cercare di capire da quello cosa intendesse con "fantascienza adulta". Ironia della sorte, il romanzo capolavoro di Scott Card ha per protagonista un bambinetto di sei anni, un genietto sovra-umano che farebbe impallidire persino Harry Potter.

In particolare il Gioco di Ender è il primo romanzo di un ciclo di cinque. Specifico subito che è si tratta di un ciclo alla vecchia maniera dove ogni romanzo è scritto con l'intenzione di portare alla conclusione la storia. Non si tratta di uno di quei lunghissimi romanzi moderni che solo per non spaventare i lettori vengono spezzati in enne parti e venduti come un ciclo. Mi ero dimenticato di quanto fosse bello avere a che fare con scrittori capaci di scrivere un romanzo completo in meno di 400 pagine.

La trama è semplice: l'umanità è riuscita a scampare solo per un pelo alla distruzione da parte di una razza aliena, gli scorpioni, ma la guerra non è ancora finita. Spinti dalla disperata necessità di essere pronti al prossimo attacco degli alieni, i militari setacciano il pianeta alla ricerca di bambini da trasformare in abilissimi strateghi. Ogni anno alcune decine di bambini di sei anni viene sottratto alla propria famiglia e sottoposto ad un disumanizzante addestramento. Nessuno di questi bambini è mai stato promettente come Andrew Wiggin detto Ender.

In effetti il romanzo mi è piaciuto, è molto ben costruito, ogni parte è giustificata ed intrecciata con le altre. La cura con cui sono tratteggiate le personalità di Ender, Bean, del colonnello Graff è estrema. D'altro canto il romanzo si basa sulla descrizione dei cambiamenti che avvengono in Ender, è la storia della sua evoluzione, di come si possa infierire, manipolare, soggiogare e spingere all'estremo un bambino dotato per tirarne fuori lo stratega supremo. Se fosse stato trascurato l'aspetto psicologico, questo romanzo non sarebbe valso la carta su cui è scritto.

Evidentemente Scott Card è una di quelle persone convinte che il fine giustifichi i mezzi. Questo è uno di quei romanzi in cui tutto è pervaso da un "Grande Scopo". L'aria, il sudore, la sofferenza, tutto è giustificato dall'assoluta Necessità della guerra, della sopravvivenza della specie umana. Ognuno dei personaggi è spinto dalla Necessità a partire dal colonnello Graff (lo psichiatra/aguzzino, quasi suo malgrado, di Ender) fino ad arrivare al piccolo Bean (il più piccolo e precoce dei compagni di Ender che sa di non poter inquinare il rapporto superiore/subordinato che lo lega ad Ender diventando suo amico).

Non c'è nulla da fare. Io sono noto per apprezzare particolarmente le storie in cui i protagonisti fanno quello che deve essere fatto tra lacrime e sudore, sono il mio punto debole. Questo romanzo ha colpito il bersaglio in pieno.

Non che sia tutto perfetto in questo romanzo. Sia chiaro che un genietto in famiglia va bene ma tre sono troppi. Questo dar ad intendere che sia la genetica a fare il genio e non il sudore impoverisce notevolmente il romanzo, lasciando uno strano retrogusto di prederminazione nel lettore.

C'è un ultimo appunto che devo fare. Il finale del romanzo vorrebbe essere di apertura ed empatia per il diverso, per l'alieno. Alla fine quei valori che Ender vorrebbe portare all'umanità sono quegli stessi valori di fratellanza e comprensione reciproca che la Flotta Stellare di Star Trek ha rappresentato per milioni di spettatori.

LLP, Andrea

P.S. A volte riesco a sorprendere persino me stesso. Mentre scrivo di "Fantascienza Adulta" e disquisisco di sofferenza e impegno, cosa credete che stia ascoltando? Quale musica ispira le mie parole? Mimi e le ragazze della pallavolo, l'ape Maia ed altre sigle di cartoni scelte a caso. Il mio subconscio è più intelligente di quello che credessi.

sabato, luglio 30, 2005

Truckers - Terry Pratchett

AutoreTerry Pratchett
TitoloTruckers
Titolo ItalianoIl piccolo popolo dei grandi magazzini
Anno1991
GiudizioGeniale. Se non lo avessi letto non ci crederei.

Trucker e' il primo romanzo della trilogia del "Piccolo Popolo". Contrariamente a Diskworld (il ciclo che ha reso famoso Pratchett) i tre romanzi non sono indipendenti ma strettamente collegati in un corpo unico.

La storia è un classico della fantascienza. Gli Niomi vivono nascosti nelle intercapedini di un grande magazzino, la loro vita è scandita dalle stagioni dei Saldi e dalla baraonda delle offerte Natalizie finchè, un triste giorno, la tragedia si abbatte su di loro: il loro mondo, il grande magazzino sta per essere demolito! A questo punto spero che qualcuno si stia domandando perchè abbia definito questa storia un classico della fantascienza, dovrete leggere il libro per saperlo!

Questo scrittore sta scalando rapidamente le vette delle mie preferenze. Lo conoscevo da tempo per aver letto alcuni romanzi del ciclo di Diskworld (di cui uno recensito molto di recente) ma la storia del popolo degli Niomi mi ha fatto capire di averlo sottovalutato. Se i romanzi ambientati a Diskworld sono divertentissimi, questo è di gran lunga migliore, un intero ordine di grandezza più avanti.

Tanto per darvi un idea vi racconterò che una domenica di alcune settimane fà chiamai al telefono un'amica. Discorrendo del più e del meno, Sashan mi raccontò di aver comprato il libro in mattinata e d'essere arrivata, prima che l'interompessi, più o meno a tre quarti dello stesso. Me lo descrisse in maniera così entusiastica cha a fine conversazione telefonica mi ritrovai (non proprio per caso) davanti ad una libreria. Circa tre ore più tardi ero nella mia poltroncina a meditare sul finale del romanzo e sugli aereoporti.

Una delle cose che più mi hanno colpito di questo romanzo è come Pratchett riesca ad ironizzare sulla società umana su due livelli contemporaneamente. Da un lato c'e' la società Niomica che è molto molto umana nel suo modo di costruire le gerarchie, nel modo in cui gli Niomi litigano tra loro, nel modo in cui si affidano alla religione per risolvere i loro problemi (od ottenere il potere). Dall'altro lato c'è la società umana stessa che viene vista e dissacrata da un osservatore esterno (gli Niomi) che proprio non riesce a capire come noi si riesca ad essere cosi incongruenti persino con noi stessi.

Mi è rimasta un ultima cosa da dire: il computer dei coloni di Pern non aveva mica la stessa cazzimma della cosa!

In coffa, miei prodi! A scrutare il mare degli scaffali librari in attesa di avvistare i successivi due romanzi del ciclo.

LLP, Andrea

P.S. Lo so. Un'altro dei miei amici rivendica la "primogenitura" di avermi parlato di questo ciclo ma a volte capita che il momento giusto e l'informazione non arrivino contemporaneamente.

mercoledì, luglio 27, 2005

Harry Potter and the Chamber of Secrets - J. K. Rowling

AutoreJ. K. Rowling
TitoloHarry Potter e la Camera dei Segreti
Titolo ItalianoHarry Potter and the Chamber of Secrets
Anno1998
GiudizioSemplice ed accattivante. Innocente e pieno di doppi sensi.

Non credo che il ciclo di Harry Potter abbia bisogno di presentazioni dopo aver reso l'autrice la donna piú ricca del Regno Unito ed aver prodotto quasi quattro film. Comunque, per coloro che fossero appena tornati da 30 Eridani Due, questo è il secondo di una serie di sette (sei pubblicati fino ad ora) romanzi dedicati ad un ragazzetto undicenne che, cresciuto tra i normali umani, scopre di essere in grado di fare incantesimi e viene ammesso in quello che potrebbe essere un tipico collegio inglese se non fosse riservato a soli giovani maghi.

In questo romanzo HP affronterà il secondo anno al collegio di Hogwards, durante il quale una terribile minaccia incomberà sugli studenti: qualcuno ha riaperto dopo anni la "camera dei segreti", liberando il terribile mostro ivi rinchiuso. Il nostro eroe, un po' perchè costretto dagli eventi, un pò perchè gli affari suoi proprio non è capace di farseli salverà la giornata.

Difficile dire perché HP mi piaccia, per di più partendo dal secondo romanzo. Non l'ho fatto apposta, ero solo soletto in questa turrita cittadina e sullo scaffale di un amico c'era solo il secondo romanzo della serie. Tra l'altro, IMHO, il secondo romanzo è uno dei migliori del ciclo perché riesce a mediare tra quella atmosfera di fiaba che ricorda gli occhioni spalancati dei bambini ed il doppio senso nel gioco di parole che tiene desta l'attenzione degli adulti. Non ditelo neppure, so benissimo che la mia opinione sul secondo romanzo è decisamente controcorrente.

Per quanto i romanzi di HP mi piacciano, sinceramente non credo che siano cosi eccezionali da giustificare l'incredibile fenomeno mediatico che si venuto a creare intorno ad essi (piatti d'oro, dico, veri piatti d'oro). Certo J.K.R. è stata aiutata da un'eccezionale tempismo che le ha fatto scrivere un romanzo godibile dalle masse proprio all'inizio del revival fantasy che ha dominato gli scorsi anni ma nonostante questo mi pare tutto cosi eccessivo.

Tornando a questo romanzo in particolare, HP:CoS è decisamente il più articolato e costruito a tavolino dei primi cinque romanzi (meXXa! L'ho rifatto, non riesco a parlare di questo romanzo senza tirare in ballo l'intera serie). La storia è lineare, semplice, anche un bambino di 12 anni la puo' seguire ma allo stesso tempo è piena di indizi lasciati in giro nella migliore tradizione giallistica che consentono un secondo livello di lettura che affascini anche un lettore più smaliziato. I personaggi sono un po' troppo scontati e dotati di imponenti fette di prosciutto davanti agli occhi ma d'altronde hanno 12 anni e, proprio per questo, sono abbastanza credibili.

Indubbiamente questo è il romanzo che mi ha fatto apprezzare la serie. Consiglio l'intera serie per rilassarsi e dimenticare lo stress quotidiano che ci circonda, una lettura da giornata di pioggia quando ci sentiamo un po' scotrosi ed abbiamo voglia di mandare il mondo a farsi una passeggiata con donne di dubbia moralità.

LLP, Andrea

P.S. A che "casa" vorreste appartenere?

P.P.S. Mi ero ripromesso di scrivere una recensione di ogni libro che avessi letto ma ho scoperto di leggere molto più velocemente di quanto recensisco (meno male). Allo momento sono in arretrato di 6 romanzi, un ciclo in 3 volumi, due saggi ed un antologia di racconti. Qualcuno mi salvi da me stesso!

venerdì, luglio 22, 2005

To every man a penny: a novel - Bruce Marshall

AutoreBruce Marshall
TitoloTo every man a penny: a novel
Titolo ItalianoAd ogni uomo un soldo
Anno1949
GiudizioIsufficiente, banale da diversi punti di vista

Un libro un po' diverso dal solito per me, non tanto per i contenuti quanto nel modo in cui sono stati espressi. Non posso dire, infatti, che questo tipo di tematiche mi siano completamente estranee, ma in questo caso ho trovato l'autore molto al di sotto della caratura necessaria per un libro di questo tipo.

Vi dico subito che non è un libro facile da trovare se voleste cimentarvi nella lettura; lo trovate in qualche libreria specializzata in quanto è additato come un libro prettamente di cultura cattolica. La storia è ambientata in Francia, e si sviluppa attorno ad un prete francese, Gaston, anche se abbraccia diversi altri aspetti ed eventi della cultura europea, dal 1914 al 1948. Il retro della copertina parla di "sensibilità di chi ha saputo toccare le corde più profonde di un'epoca": tutti noi sappiamo che i retri di copertina non dovrebbero mai essere letti in quanto mendaci e fuorivianti...beh, questo è stata la riprova per me, di quanto questo possa essere vero.

A mio giudizio il libro si basa su troppi luoghi comuni, più di tutti, l'esempio del giovane prete francese, che è orgoglioso di andare in guerra per servire la patria e per poter redimere i francesi e gli uomini tutti, che ormai passano il loro tempo ad ingrandire lo stappo "della veste di Dio che è la Chiesa". A volte leggendo Marshall si ha l'impressione che stia sempre sul confine tra un buon cattolico osservante ed un blasfemo, che continua ad istigare la noia nel leggere righe e righe della descrizione di alcune pratiche della Chiesa Cattolica; non trovo altra spiegazione per le diverse pagine, composte esclusivamente dalle parti di una preghiera o dalla cerimonia di "imposizione delle mani" che fa dei semplici uomi, dei sacerdoti.

La storia in se è povera, spesso le vicende sono estremamente semplificate, ma la cosa che mi ha colpito di più è stato lo sviluppo dei personaggi. Qualche tempo fa, mi è stato chiesto come a mio giudizio dovrebbero essere i personaggi di una storia per renderla interessante. Il mio primo pensiero è stato il più REALI possibili. Dopo aver letto Marshall, mi verrebbe da rispondere: esattamente l'opposto dei suoi. Ognuno dei protagonisti ed in special modo Gaston, sembrano scolpiti, o se preferite, tagliati con il coltello, più che delineati dai tratti di una buona penna. Fin dalle prime pagine, è possibile riconoscere i "buoni" e chi i "cattivi". Nessuna indecisione, nessuna introspettiva, nessuna ombra: essi sono o bianchi o neri; credo che lo spettro dei colori di un'anima umana sia un pò più ampio di questo. Quei pochi dubbi che hanno nel corso di tutta la storia, sono solo piccoli artefatti, banali per altro, utili solo a condurre per mano il lettore più inesperto a confutare le "verità" che Marshall vuole enunciare. La linearità della storia è superata solo dalla banalità e dal qualunquismo dello schema che vi soggiace, tipici di chi, certi fatti li vede dall'esterno, ben al riparo sotto la sua spessa cappa di vetro.

Cosa altro aggiungere, uno scrittore non all'altezza degli argomenti che vuole trattare.

Leggetelo, se trovate una versione economica, io ho "approfittato" di un'amica, questa volta . Personalmente, infatti, non credo che Marshall "il soldo" se lo sia meritato. Anche se il Padrone della vigna paga tutti allo stesso modo alla fine della giornta, che questi abbiano lavorato bene o male, poco o molto...non tutti riusciamo ad essere cosi "misericordiosi".

P.D.G.

martedì, luglio 12, 2005

Guards! Guards! - Terry Pratchett

AutoreTerry Pratchett
TitoloGuards! Guards!
Titolo ItalianoA me le guardie!
Anno2002
GiudizioHo le lacrime agli occhi per il troppo ridere.

[il bibliotecario] aspettò pazientemente che un branco di creature striscianti lo superassero strisciando, cibandosi dei contenuti dei libri d'autore e lasciandosi alle spalle pile di sottili volumetti di critica letteraria.

Terry Pratchet è diventato celebre per il suo "ciclo" del "Mondo Disco" (Diskworld). Un mondo lontano, di chiara ambientazione Fantasy da Gioco di Ruolo, un disco sostenuto da 4 elefanti che si reggono su una tartaruga cieca che viaggia nello spazio diretta alla sua misteriosa meta finale. Il ciclo è formato da un numero imprecisato di romanzi (nel senso che non faccio a tempo a contarli che ne spunta un altro), ognuno godibile separatamente. Tra l'altro questo romanzo in particolare è divenuto a sua volta il primo di un ciclo spin-off

Come spero di avervi fatto capire con la citazione in testa alla recensione il mondo disco è la parodia di tutto quello che avete visto o letto nei romanzi fantasy. Questo romanzo in particolare è dedicato alle Guardie (notate le maiuscole), quelle che in ogni buon romanzo fantasy vengono chiamate dal re cattivo per essere uccise facilmente dall'Eroe buono. Infatti sul mondo disco le guardie, consapevoli delle regole dell'universo, controllano sempre tre volte che non ci siano Eroi in giro prima di fare qualsiasi cosa. Le guardie sul mondo disco non corrono mai, per non correre il rischio di arrivare in tempo. A volte, anche sul mondo disco, le guardie possono essere costrette a diventare loro stesse degli Eroi e trovare l'amore(?).

Sinceramente questo romanzo mi ha fatto morire dal ridere, quasi non c'è altro da dire. Il modo in cui, sottilmente ma non troppo, prende in giro il fantasy come lo conosciamo è bellissimo. La trovata più clamorosa di tutte è il fatto che la distinzione tra l'artifizio letterario e l'universo di Diskworld sia sfumata, che il confine tra romanzo fantasy ed archetipo dello stesso sia indefinito. Vi assicuro che è molto più difficile spiegarlo che capirlo leggendo il romanzo. Proverò con un esempio: tutti sappiamo che se un terribile pericolo minaccia un regno privo da tempo di un re dopo poco si scoprirà che uno dei protagonisti è l'erede al trono da tempo disperso. Il punto è che lo sanno anche gli abitanti di Diskworld e quindi essi agiscono di conseguenza.

Leggetelo, non vi dico altro.

LLP, Andrea

P.S. PasDel, perchè non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di te in armatura da Paladino con un drago di palude al guinzaglio?

lunedì, luglio 11, 2005

The Hitchhiker's Guide to Galaxy - Douglas Adams

AutoreDouglas Adams
TitoloThe Hitchhiker's Guide to Galaxy
Titolo ItalianoGuida Galattica per Autostoppisti
Anno1980
GiudizioClamoroso. Esilarante. Sorprendente oltri i limiti dell'umana comprensione.

L'uscita del film si avvicina e, come per tutte le trasposizioni cinematografiche di uno dei miei romanzi preferiti, sono preoccupatissimo. Come si potrà rendere in un film l'istreria ed il non sense evocativo del romanzo? Cosi, per arrivare alla prima chiaramente prevenuto, ho deciso di rileggere il libro per l'ennesima volta.

Di solito a questo punto accenno qualcosa della trama ma in questo romanzo è un dettaglio abbastanza secondario, direi quasi superfluo. La storia è un esile fuscello su cui l'autore innesta le più incredibili esperienze surreali che vi possano venire in mente. In breve: la terra viene demolita per far posto allo svincolo di un'autostrada galattica, solo un umano ed un alieno scampano chiedendo uno strappo ad un astronave di passaggio, catapultati in una galassia parossistica ed eccessiva i superstiti dell'umanità scoprono quale fosse il vero significato dell'esistenza della Terra e la risposta alla domanda fondamentale su "La vita, l'universo e tutto quanto".

Ovviamente si tratta di un opera umoristica. Quello che la rende grandiosa è l'abitudine dell'autore di incominciare ad elencare fatti evidenti ed ovvi, trarne alcune semplici conclusioni e poi quando quasi tutto ti sembra chiaro tirare fuori una conclusione trasversale che non ti saresti mai aspettato. Avete presente quel famoso disegno della silhouette di due profili umani che si guardano? Quello che, dopo alcuni secondi, improvvisamente scoprite essere il disegno di un vaso bianco? Avete presente la sensazione di smarrimento che ne segue per qualche secondo quando vi rendete conto che vi era sfuggito qualcosa di completamente ovvio? Leggere questo romanzo è una successione infinita di momenti del genere.

"Zaphod rimase cosi strupefatto che dovettero sparargli di nuovo prima che cadesse in terra." Certe volte è esattamente cosi che mi sento mentre leggo la guida. Non si riesce a descriverlo, bisogna provarlo di persona per capirlo.

Saluti da me e dal mio asciugamano, Andrea.

P.S. C'è un secondo motivo per il quale questo libro va letto: la cultura geek ne è pervasa. Se avete usato un computer, se avete navigato su internet, avete usato strumenti scritti da persone che hanno letto la guida. Ad esempio, vi siete mai domandati perchè il servizio di traduzione di Google si chiama "Babelfish"?

giovedì, giugno 23, 2005

The Man in the High Castle - Philip K. Dick

AutorePhilip K. Dick
TitoloThe Man in the High Castle
Titolo ItalianoLa svastica sul sole
Anno1962
GiudizioApprezzabile, scorrevole. Un pò troppo new age.
Questo romanzo è spesso considerato una delle migliori opere di Dick. Sicuramente è una di quelle che di più hanno contribuito a renderlo famoso.

Il presupposto è un classico della fantascienza: L'Asse ha vinto la seconda guerra mondiale. Nel sud-ovest degli ex-USA le vite di alcune persone si intreccia sotto il dominio dei giapponesi. Portante degli eventi del romanzo è un libro, un romanzo di fantascienza che racconta di un mondo in cui gli Alleati hanno vinto la guerra.

Lo ammetto: Dick non mi piace. In generale non apprezzo il suo modo di scrivere. Ha avuto idee grandiose, spesso originalissime, ma il modo in cui le descrive non riesce a tenere desta la mia attenzione. Questo libro fa eccezione.

Il finale di questo romanzo è davvero sorprendente. La verita sull'autore del romanzo, sull'uomo nell'alto castello del titolo non me la sarei mai aspettata. Purtroppo, superata l'impressione iniziale ti rendi conto che non hai realmente "Saputo" e che il mistero è stato solo sostituito da un misterò più grande e di stampo teologico. Alla fine tutti i protagonisti vengono spinti verso la speranza di un domani migliore da un senso di meraviglia immanente, da qualcosa di esterno a loro che in un certo senso predetestina gli avvenimenti. Sono un materialista troppo grezzo per apprezzare un simile punto di vista, temo.

Ovviamente non sarei obiettivo se trascurassi di notare che Dick è uno scrittore eccezionale. Il romanzo è costruito benissimo ed ogni singola parte si innesta nel tutto per contribuire al complesso finale. Non ho notato nel romanzo punti di attrito in cui il testo non fosse ben scorrevole.

Vale la pena di leggerlo. Non fosse altro per le bellissime descrizioni dei personaggi.

LLP, Andrea

P.S: Inutile dirvi che come gli italiani, anche nella finzione, hanno avuto solo le briciole della spartizione. La cosa mi ha irritato non poco ma mi sono consolato pensando ad un piccolo dettaglio che Dick deve aver sottovalutato quando ha scritto il libro (nel 1962). All'Italia è stata data una delle zone del mondo più improduttive ed inutili: l'idrocarburico medio oriente.

mercoledì, giugno 22, 2005

Jesus Video - Andreas Eschbach

AutoreAndreas Eschbach
TitoloJesus Video
Titolo ItalianoLo specchio di Dio
Anno1998
GiudizioGrande. Originale, ben costruito, avvincente, sorprendente.
La storia è un classico della fantascienza. Un viaggiatore del tempo lascia dietro di se un enigma di difficile soluzione per gli archeologi. La ricompensa alla fine della loro ricerca sembra essere di quelle che non si possono tralasciare: la "Verita" su Gesù Cristo. La storia di dipana tra spintoni, trabochetti temporali ed apparizioni fugaci di quello che rimane della santa inquisizione fino ad un finale degno dello spinoso argomento.

Sono sempre molto perplesso quando inizio a leggere di un viaggio nel tempo che coinvolga temi scottanti come l'olocausto o Gesù. Mi domando sempre: come si può far finire un libro su un'argomento del genere senza far imbestialire meta dei propri lettori? Di solito la risposta è: con un finale debole che non rivela nulla. Fortunatamente Eschbach è riuscito a trovare un originale soluzione che si innesta perfettamente nel problema (scrivere senza voler rivelare nulla della trama è uno strazio).

Ho scoperto l'autore di recente. Devo ammettere che il suo primo romanzo "Miliardi di Tappeti di Capelli" all'inizio mi lasciò un pò perplesso ma poi ho imparato ad apprezzarlo. Invece di questo "specchio" mi ha preso subito, fin dai primi capitoli, coinvolgendomi nelle elucubrazioni mentali dei personaggi alla ricerca del bandolo della matassa spazio-temporale. L'unico appunto che devo fare è che i personaggi principali sono un pò troppi e questo lede la loro descrizione caratteriale.

Vi raccomando "lo specchio di Dio" caldamente. Si tratta di un ottimo romanzo che spero non vi deluderà. Una volta che l'avrete letto vorrei sapere secondo voi in quale personaggio l'autore si identifica maggiormente: il giovane rampante, l'autore di fantascienza tedesco (troppo ovvio), il professore di archeologia od addirittura il grande magnate dell'editoria?

Dimenticavo un ultima cosa, una riflessione sull'editore italiano. Il buon Fanucci è in periodo di grazia, sta pubblicando molti romanzi importanti e di buona qualità a prezzi accessibilissimi. Addirittura tra il prezzo economico e il mese dello sconto ho pagato questo romanzo appena otto euro. 500 pagine di buona fantascienza a questo prezzo sono davvero da non perdere.

LLP, Andrea

P.S. Murphy rulez! anche nei grovigli spazio temporali.

martedì, giugno 21, 2005

... and the Angel with Television Eyes - John Shirley

AutoreJohn Shirley
Titolo... and the Angel with Television Eyes
Titolo ItalianoCreature dell'Inframondo
Anno2001
GiudizioBizzarro, allucinogeno, senza ne capo ne coda.
Come ogni mese anche questo ha portato un nuovo numero di Urania da recensire. Questo romanzo è il volume di Giugno del 2005.

La storia tratta di una razza di super-esseri evolutasi sulla terra prima dell'uomo e che decide di palesarsi agli umani per convincerli a smetterla di inquinare l'etere. Per loro motivi misteriosi (sigh) paiono avercela in particolare con uno specifico umano, il protagonista.

Non ho ben capito la trama. A pagina 1 si capiva quale fosse la risposta al terribile interrogativo che ossessiona il protagonista. Per tutto il romanzo lo vediamo boccheggiare come se ci fosse un grande mistero da scoprire, peccato che tutti abbiano capito tranne lui. Alla fine anche lui capisce ed in quattro e quattr'otto sconfigge i malvagi (scusate lo spoiler).

Un altra cosa non ho capito bene, che tipo di romanzo è questo? Non è un romanzo d'azione perchè l'azione è miserevole e discontinua. Non è un romanzo di crescita personale perchè il protagonista è un idiota per tutto il romanzo salvo scoprirsi in genio nelle ultime 10 pagine. Non è un romanzo di confronto culturale perchè gli umani non sono proprio coinvolti nella vicenda ed i super-esseri sono troppo impegnati a pestarsi tra di loro. Non è un romanzo su un qualsiasi problema sociale perchè non ve ne è traccia. Spero solo che sia uno di quei romanzi pervasi da un simbolismo troppo sottile per un grezzo del mio calibro.

Per finire: se non fosse per le visioni tipiche cyberpunk, se questi esseri alieni non si presentasero con aspetti da statue d'arte moderna realizzate con gli avanzi di uno scasso, se non fosse ambientato nei meandri della metropolitana dubiterei perfino che si tratti di una storia di fantascienza. Sono sicuro di aver già letto questa storia, identica, ma in ambientazione fantasy, con gli elfi al posto degli alieni, con il classico dungeon al posto della metropolitana ma non riesco a focalizzare quale fosse l'opera in questione. Se riuscissi a ricordarlo forse riuscirei a capire il senso del romanzo.

Vi dirò, per me comprare ogni mese Urania è una tradizione che dura da 11 anni ma ultimamente non sto apprezzando molto la linea editoriale della collana. Questo è uno di quei volumi che hanno fatto vacillare la mia intenzione di continuare a seguire la serie.

LLP, Andrea

martedì, giugno 14, 2005

Bodyguard of Lightning - Stan Nicholls

AutoreStan Nicholls
TitoloOrcs - Bodyguard of Lightning
Titolo ItalianoOrchi - I Guardiani dei Lampi
Anno1999
GiudizioDivertente, un simpatico punto di vista ma nulla che spicchi veramente.
Questo volume è il primo di una trilogia. In realtà più che una trilogia è un volume spezzato in tre parti, con tanto di sospensione nel bel mezzo dell'azione in stile interruzione pubblicitaria di un telefilm americano.

La storia è indubbiamente presentata da un punto di vista originale: quello degli orchi. Bizzarramente in questa storia gli orchi sono i buoni, l'ultima forza in grado di contrapporsi all'invasione umana. Gli umani vengono presentati come i soliti colonizzatori che decidono unilateralmente di civilizzare i selvaggi nani, elfi, orchi, gnomi e, per iniziare, li schiavizzano.

Il difetto principale che ho trovato in questo romanzo è il numero di combattimenti: troppi, davvero troppi combattimenti. Certo stiamo parlando di orchi e gli orchi prima picchiano e poi domandano ma dopo un pò le battaglie incominciano a diventare ripetitive. In difesa dei combattimenti devo dire che sono ben descritti e veloci nella narrazione.

I personaggi sono molto grezzi e poco caratterizzati ma questo, probabilmente, è voluto. Si incomincia a notare già verso la fine del romanzo una certa presa di coscienza da parte degli ufficiali quindi suppongo che i personaggi acquisiranno una loro identità successivamente e progressivamente. A proposito di ufficiali, l'idea degli orchi inquadrati come soldati non mi è piaciuta molto ma in fin dei conti si può sopportare.

Si tratta indubbiamente di un romanzo commerciale, studiato a tavolino per piacere all'appassionato di giochi di ruolo. L'originalità della razza dei personaggi è decisamente il punto di forza su cui fa cardine tutta la trilogia.

Non so cosa consigliarvi, dipende tutto dai successivi romanzi. Le premesse per un esplosione ci sono tutte. Questa storia o decollerà alla grande fra la fine del secondo romanzo e l'inizio del terzo o sarà una solenne fregatura. Vi farò sapere.

LLP, Andrea

lunedì, giugno 06, 2005

The Worm Ouroboros - Eric Rucker Eddison

AutoreEric Rucker Eddison
TitoloThe Worm Ouroboros
Titolo ItalianoIl Serpente Ouroboros
Anno1926
GiudizioEpico nel senso tradizionale del termine. Per intenditori.

Come al solito incomincio con una premessa: Non si può giudicare quest'opera senza guardare con attenzione la data di pubblicazione. Quest'opera è una specie di punto di transizione tra l'epica tradizionale di stampo omerico e la fantasy cosi come la conosciamo oggi. Per questo motivo ERE è considerato uno dei padri della fantasy moderna.

La storia tratta della terribile ed epica guerra tra i Demoni e le Streghe. In particolare di come il signore dei Demoni dovette affrontare prove terribili ed epiche per liberare il fratello imprigionato da un terribile incantesimo del re delle Streghe, di come egli dovesse domare un ippogrifo per raggiungerlo ed, infine, degli intrighi e sotterfugi operati dalle bellissime dame di corte per favorire questo o quel generale. A questo dovete aggiungere alcune vaghe disquisizioni filosofeggianti in cui si innesta il serpente Ouroboros, il leggendario serpente che si morde la coda chiudendosi ad anello, simbolo della ciclicità, di morte e rinascita.

Si tratta di un'epica nel senso tradizionale del termine, nel senso che di solito usiamo per opere come l'Iliade o l'Eneide. Durante la lettura spesso mi ha ricordato per ambientazione e caratterizzazione dei personaggi l'Orlando Furioso. La differenza principale con le opera appena citate è ovviamente il fatto che questa storia è narrata in un prosa scorrevole e riccamente descrittiva.

Sono stato molto indeciso se usare il termine scorrevole nella frase precedente. L'autore usa spesso scrivere lunghe descrizioni ricche di aggettivi e parole ricercate. Da parecchio tempo non vedevo una tale quantità di parole scelte con cura. Al giorno d'oggi con i nostri miseri vocabolari di 7000, massimo 10000, parole non ci possiamo più permettere di scrivere in questo modo.

Io l'ho trovato molto gradevole. Piacevolmente diverso da quello che sono abituato a leggere. Soprattutto leggere di eroi senza macchia e senza paura, pronti a tutto in nome dell'onore è stato rinfrescante, rilassante. Da leggere un po' per dire di averlo letto, un po' perchè è effettivamente gradevole.

LLP, Andrea

mercoledì, giugno 01, 2005

Realware - Rudy Rucker

AutoreRudy Rucker
TitoloRealware
Titolo ItalianoRealware La materia infinita
Anno2000
GiudizioInsipido, molto geek, filosofeggiante per scelta.
Per chi non lo conoscesse, Rucker è un matematico/scrittore noto per essere uno degli iniziatori e grandi maestri del movimento Cyberpunk. Ha scritto molte opere che hanno lasciato il segno nella storia della SF, questa non è una di quelle.

Realware tecnicamente è l'ultimo libro di una trilogia ma il legame tra le tre storie è sufficientemente blando da non costituire prerequisito alla lettura. Forse un giorno troverò il tempo di dare una rilettura alle altre storie del ciclo *ware per scriverci una recensione ma non credo succederà a breve.

La storia è una specie di rielaborazione di Flatlandia di Abbott. Nocciolo della vicenda è la difficile interazione degli umani con alcuni alieni abituati a vedere l'universo con più dimensioni delle nostre quattro.

Indubbiamente questo non è uno dei libri migliori di Rucker. Ho la netta sensazione che sia uno di quei libri scritti a tavolino perchè l'autore doveva, assolutamente doveva, scrivere un libro sull'argomento. Quasi che l'autore si sia svegliato una mattina ed abbia detto a se stesso "oggi voglio scrivere un libro sulla 4 dimensione" ma non sapesse da che parte iniziare.

Si nota nettamente che tutto nella storia è finalizzato alle magnifiche descrizioni dell'universo tesserattico in cui si svolge parte dell'azione. La trama è debole, i personaggi troppi e solo pochi di loro caratterizzati, persino i romanzetti d'amore tra le due coppie di giovani protagonisti sono troppo rapidi e immotivati.

Invece le descrizioni della quarta dimensione sono grandiose. Hai quasi la sensazione di capire, di comprendere appieno la struttura di un universo a 4 dimensioni spaziali e due temporali.

Per favore, se vi capitasse di leggere RealWare, non giudicate Rucker da questa opera.

LLP, Andrea

giovedì, maggio 26, 2005

House Harkonnen - Brian Herbert, Kevin J. Anderson

AutoreBrian Herbert, Kevin J. Anderson
TitoloHouse Harkonnen
Titolo ItalianoI ribelli dell'impero, Vendetta Harkonnen
Anno2000
GiudizioGodibile, ben scritto ed integrato nel ciclo. Consigliato ai fan sfegatati.
Devo premettere che questo libro è il secondo volume di un prequel; questo già la dice lunga su quanto possa essere di nicchia l'opera. Non credo di dover presentare Dune a qualcuno; chiunque abbia letto un pò di fantascienza ha incontrato il ciclo di Dune e se non ha letto almeno il primo volume ha commesso un crimine contro se stesso.

Alcuni anni dopo la morte di Frank Herbert, il figlio Brian (profondo conoscitore dell'opera del padre) e il suo degno compare K. J. Anderson (discreto scrittore) hanno deciso di scrivere questo prequel, ispirandosi (a dir loro) ad alcuni appunti lasciati da Frank Herbert stesso.

Ovviamente l'opera non è all'altezza di quella di Herbert padre ma questo non era inaspettato. Ciò nonostante l'opera è godibile, riesce a sfruttare ottimamente il lascito di ambientazione sociale e psicologica di Dune per creare una scorcio convincente sulla storia che ha portato agli eventi di Dune. Certo si potrebbe commentare che non è difficile scrivere un opera basata sull'ambientazione di Dune considerando che FH aveva già preparato anche i più minuti dettagli ma vi assicuro che altri scrittori sarebbero potuti riuscire a rovinare tutto.

Ovviamente se non avete letto ed apprezzato Dune è assolutamente inutile che vi accingiate a leggere questa trilogia. Questa è un opera per fan sfegatati del ciclo anzi, ad essere precisi, è un opera per fan sfegatati che vogliono "finalmente" sapere come Gurney si sia procurato la cicatrice di liana indelebilis. Se vi siete già immaginati tutto ed avete in testa già una vostra versione di Dune, leggere questo libro potrebbe facilmente essere una delusione.

LLP, Andrea

mercoledì, maggio 11, 2005

Trilogia de "Le Cronache del Mondo Emerso" - Licia Troisi

AutoreLicia Troisi
TitoloNihal della Terra del Vento, La missione di Sennar, Il Talismano del potere
Anno2003, 2004, 2005
GiudizioMolto carino, *italiano*, risente dell'essere un opera prima.
Finalmente un opera italiana. Nel fantasy contemporaneo non se ne vedono molte ed è un peccato. Licia Troisi è una giovanissima esordiende (19 anni credo), alla sua prima opera.

Il ciclo del Mondo Emerso è un opera di fantasy abbastanza classica nel contenuto e nella trama. Prende luogo in un mondo fantastico impegnato nella classica guerra tra il bianco ed il nero, tra il bene ed il male. Fino a qui l'opera non attira molto l'attenzione e viene la tentazione di abbandonarla alla fine del primo volume.

La novità incomincia a far capolino tra la fine del primo volume e l'inizio del secondo. Quando gli schieramenti incominciano a farsi grigi, il bianco dei buoni non sembra più tanto immacolato. Si incomincia ad intuire il "tormentone" dell'opera, la ricerca di un motivo per combattere, di un qualcosa che dia uno scopo alla vita dei protagonisti. In effetti l'opera si rivela essere incentrata sulla crescita dei due protagonisti (Nihal e Sennar) che da bambini
sprovveduti incominciano a capire che il mondo non è tanto pulito come
sembra.

La trama è un pò ingenua ed, in alcuni punti, un pò forzata. Per esempio nel secondo volume si nota lo sforzo fatto per rendere parallele le vite dei due protagonisti e far accadere ad ognuno dei due quello che è accaduto all'altro. Inoltre, a volte, i colpi di scena sono troppo facili da intuire. D'altro canto la trama e l'ambientazione sono funzionali alla descrizione ed all'evoluzione
psicologica dei personaggi, mezzo e non ragione d'essere del romanzo. Quindi qualche difettuccio si può perdonare.

Per concludere vorrei far notare che in Italia negli ultimi anni si è sviluppata la tendenza ad essere pretenziosi, a trascurare completamente la storia a vantaggio esclusivo della vicenda interiore dei personaggi. Da questo punto di vista il ciclo del mondo emerso è ingenuamente una bella via di mezzo.

Alla fine ve lo raccomando sia perchè il ciclo è effettivamente godibile sia perchè è italiano e spero cosi di spingere Licia Troisi a continuare a scrivere ed altri italiani ad imitarla.

LLP, Andrea

P.S. Da quando ho incominciato a scrivere questo blog questa è la prima volta che mi sono sentito un'ipocrita a giudicare qualcuno dal basso delle mie scarse capacità di scrittore. Chi sa, fa. Chi non sa, insegna (o critica).

martedì, maggio 10, 2005

The Camulod Chronicles - Jack Whyte

AutoreJack Whyte
TitoloThe Skystone - The Singing Sword - The The Eagles Brood - The Saxon Shore - The Sorcerer - Uther
Titolo ItalianoLa pietra del cielo - La spada che canta - La stirpe dell'aquila - Il sogno di Merlino - Il forte sul fiume - Il segno di Excalibur - Le porte di Camelot - La donna di Avalon
Annodal 1992 al 2000
GiudizioBello, dettagliato e molto curato, purtroppo ciclopico. Un romanzo storico con la scusa della saga arturiana o viceversa?
Incomincio col far notare che il numero di volumi tra l'edizione italiana e quella originale non coincidono. Questa abitudine che sta prendendo piede in italia di tagliare a meta i romanzi e venderli in due parti è abbastanza irritante, immagino concordiate.

L'opera incomincia con le "biografie" di due ufficiali dell'esercito romano. Entrambi di origine britannica, si rendono presto conto che l'impero si appresta a dover ridurre i propri confini abbandonando la britannia al suo destino. Decidono quindi di fondare una colonia completamente autosufficiente che preservasse la cultura e la tecnlogia romana e divenisse il centro della rinascita della britannia dopo il periodo di barbarie che inevitabilmente sarebbe seguito al ritiro dell'impero. La "colonia" negli anni sarebbe diventata, dopo varie alterazioni linguistiche, prima "Camulod" e poi "Camelot".

A questo punto è facile indovinare che si tratta di un ciclo in ambientazione arturiana. Il dettaglio che lo caratterizza è la forte connotazione da romanzo storico. Sopratutto i primi tre romanzi sono incentrati sull'organizzazione e sui progressi tecnologici che avrebbero trasformato degli ufficiali di fanteria romani in comandanti di cavalleria britannica.

Si intrecciano con l'evoluzione de "la colonia", le storie di quattro generazioni di "Britannico" (l'ultimo dei quali si chiamerà Artu) e la bizzarra vicenda di una meteorite (la pietra del cielo) da cui verrà, per cosi dire, estratta Excalibur (scusate se non dico altro, per non rovinare la sorpresa).

I primi quattro romanzi della serie sono molto belli. L'idea di voler costruire una spiegazione "storica" di tutta la legenda arturiana è ben realizzata, i personaggi sono costruiti con cura e molto dettagliati. Tra l'altro si nota l'attenzione con cui gli eventi dei primi romanzi sono stati studiati per prepare le vicende degli ultimi. Ogni tassello si incastra in un grande mosaico preparato in anticipo.

Forse, l'unico difetto del ciclo è la dimensione. Difetto acuito dal fatto che l'ultimo romanzo (Uther) è contemporaneo al terzo (The The Eagles Brood),
trattando le stesse vicende ma da un punto di vista diverso (quello di Uther invece che quello di Merlino). D'altronde non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Un opera veramente ciclopica, da leggere magari tutta di seguito per apprezzare al meglio la sequenza delle vicende. Ne vale la pena.

LLP, Andrea

martedì, maggio 03, 2005

Tales of the Otori Trilogy (I e II) - Lian Hearn

AutoreLian Hearn
TitoloAcross the Nightingale Floor - Grass for His Pillow
Titolo ItalianoLa leggenda di Otori - Il viaggio di Takeo
Anno2001 - 2003
GiudizioSimpatico, scorrevole. Non certo un capolavoro ma adattissimo a spendere un pò di tempo per rilassarsi.

La leggenda del clan Otori è una trilogia di cui sono stati pubblicati in italia solo i primi due volumi. Il terzo uscirà a breve. Ambientato nel Giappone medievale mescola una accurata (IMHO) ricostruzione storica delle vita politica e militare dell'epoca alle tradizionali leggende sui guerrieri ninja e sulla ricerca dell'illuminazione (nel senso buddista del termine). Nonostante l'ambientazione direi che il termine Fantasy è adatto all'opera.

La storia è lineare ma non priva di colpi di scena. Si tratta di quelli che viene definito tradizionalmente un romanzo di crescita. I due protagonisti Takeo e Kaede incominceranno la loro storia come semplici spettatori degli intrighi dei loro "genitori adottivi" fino a divenire essi stessi personaggi principali dell'opera, alla ricerca di un proprio ruolo nella società, compito particolarmente difficile per Kaede gravata dal peggiore degli svantaggi per l'epoca: essere solo una donna.

Come commentavo in breve, non è certo un capolavoro indimenticabile ma è fresco e rilassante. L'originalità dell'ambientazione (almeno per noi occidentali) lo rende una novità. Probabilmente se fosse stato ambientato nel medioevo fantastico nostrano non ve lo avei raccomandato.

Ovviamente l'uscita del terzo volume potrebbe cambiare tutto, ci risentiremo su queste pagine più avanti.

LLP, Andrea

domenica, maggio 01, 2005

Our Kind - Marvin Harris

AutoreMarvin Harris
TitoloOur Kind
Titolo ItalianoLa Nostra Specie
Anno1989
GiudizioAffascinante, a tratti illuminante. Molto coraggioso in alcune sue affermazioni sulla specie umana.
In questo libro l'autore affronta l'evoluzione della nostra specie dalle origini antropologiche ai nostri giorni. Mostrando come l'evoluzione biologica della specie umana si sia intrecciata con quella culturale fino a giungere alle contraddizioni della società attuale.

Molto bello, si legge davvero con piacere. L'organizzazione in piccoli capitoli da poche pagine l'uno lo rende godibile anche a chi ha poco tempo per leggere e crea occasioni di riflessione, affrontando gli argomenti in maniera mirata e snella.

Anche se conoscevo alcune delle teorie che Marvin presenta, ritrovarle raccolte in bell'ordine mi ha consentito di trovare paralleli sottili e notare interconnessioni nuove. Devo dire che a volte l'autore si spinge in ipotesi che mi sono sembrate troppo ardite e poco supportate da prove oggettive, in sua difesa devo altresi notare che l'autore non manca quasi mai di segnalare le sue ipotesi più azzardate con obiettivo criticismo.

La lettura di questo libro rimarrà sempre legata nella mia memoria al punto in cui tratta le motivazioni dello sviluppo dell'intelligenza umana. Sentirmi dire che la motivazione biologica principale è stata un problema di dissipazione termica mi ha davvero impressionato. La cosa tragica è che l'ipotesi è davvero convincente ma per sapere perchè dovrete leggere il libro.

LLP, Andrea

lunedì, aprile 18, 2005

The Coldfire Trilogy - C. S. Friedman

AutoreCelia S. Friedman
TitoloBlack sun rising - When true night falls - Crown of shadows
Titolo italianoLa saga del sole nero
Anno1997
GiudizioBuono: originale, personaggi ben caratterizzati, finale per nulla scontato

Il primo libro è stato pubblicato nel 1991, ed i successivi due volumi pubblicati nel 1993 e nel 1995. La prima sensazione però, leggendo la raccolta dei tre volumi edita da Nord, è che siano così ben amalgamati e cronologiacamente ben strutturati, da sembrare uno solo, senza nessuna discontinuità.

Leggendo altri romanzi, (vedi quelli della Zimmer Bradley) a volte si è portati a pensare che in un romanzo fantasy, possano tranquillamente venir meno le unità aristoteliche di tempo, spazio ed azione. In questo, invece, le si ritrovano (quasi) tutte al loro posto e senza forzature nella trama. Parlare di un singolo romanzo alla volta credo sia dispersivo, soprattutto perchè i personaggi principali, parlo del "prete" Damien Vryce e del "profeta - cacciatore" Gerald Tarrant, vengono sviluppati nel primo libro ed arrivano sani e salvi, anche se spiritualmente mutati alla conclusione del terzo libro. Gli altri personaggi, chi più chi meno, fanno da comprimari, anche se nessuno di questi ultimi è li per caso, ognuno ha uno scopo ed una parte ben precisa negli eventi sviluppati nel primo romanzo ed in quelli a seguire. Nulla da eccepire neache sull'evoluzione dei pesonaggi minori che soprattutto nel "Patriaca" hanno a mio avviso la migliore realizzazione.

Non voglio dilungarmi troppo sulle singole vicende, indubbiamente ben strutturare e ben raccontate; volevo porre l'attenzione sul tema che ho trovato più piacevole e meglio sviluppato dell'intera saga. Il Sacrificio. Su un pianeta dove la propria volontà e le proprie paure posso letteralmente plasmare il mondo fisico, il sacrificio diventa il marchio che si puo' imprimere a cio che ci circonda. Mi rendo conto che non è certo un tema nuovo, ma non ho ancora trovato un altro autore/autrice che ne abbia delineato così bene il potere e le implicazioni (forse solo Gayman ne ha dato un'idea simile).

Ottima idea anche quella di tracciare delle linee sommarie di entità superiori, sia benevola che malevola, come concentrati non stabili delle credenze e del volere (inconscio) degli essere umani. Credenze e convinzioni tanto consolidate (a volte letteralmente canalizzate) da dare effettivemente concretezza ad un potere senza pari. Permettetemi un ultimo accenno poi sugli Iezu, i demoni in grado di creare illusioni tanto veritiere da poter essere venerati proprio come dei, ma vincolati agli esseri umani per poter sopravvivere; direi un connubio di spiritualismo e materialismo estremamente ben dosati, il tutto poi migliorato da un ottimo finale, definito solo nelle ultime pagine.

Un libro certamente da leggere.

P.D.G.

venerdì, aprile 15, 2005

Darkover - Marion Zimmer Bradley

AuthorMarion Zimmer Bradley
TitoloDarkover Landfall
Titolo ItalianoNaufragio sulla terra di Landover
Anno1972
GiudizioInsipido. Introduttorio. Trama non auto-sufficiente.

AuthorMarion Zimmer Bradley
TitoloThe Spell Sword
Titolo ItalianoLa Spada Incantata
Anno1974
GiudizioNoioso. Trama con buchi grossi come una galleria ferroviaria e colpi di scena prevedibili come il tre dopo il quattro.
Una recensione doppia. L'edizione (Editrice Nord) che ho comprato conteneva entrambi i romanzi in un solo volume sotto il titolo collettivo di "Darkover".

Si tratta dei primi due romanzi della fortunata e vendutissima(?) serie di Darkover. Il ciclo di Darkover, se la memoria non mi inganna, è una di quelle serie ponderose da n+3 volumi. In breve si tratta di una serie di fantascienza in ambientazione Fantasy/Telepatica, la storia della colonia terrestre sul pianeta Darkover rimasta isolata 2000 anni e sopravvissuta grazie alle "pietre matrici", naturali pontenziatori delle capacità telepatiche umane (sich).

Francamente i due romanzi non mi sono piaciuti granchè, in particolare il secondo era proprio insapore. Mi è sembrato che servissero solo ad introdurre il ciclo e l'ambientazione. Questo è comprensibile ma non accettabile se va a discapito della trama come accade in questo caso. Francamente mi sono sentito preso in giro quando, nel secondo romanzo, l'unica giustificazione al rapimento della protagonista (motore di tutta la vicenda) e' stato "non sono umani, sono alieni, non possiamo comprendere le loro motivazioni". Questa "giustificazione" viene ripetuta tre (3) volte nel romanzo. Ho avuto la sensazione che l'autrice cercasse di convincere anche se stessa della validità della cosa.

Non parliamo poi dei "cattivi" del secondo romanzo che sono solo la scusa della storia poichè appaiono dal nulla, non dicono nulla e si fanno ammazzare con sorprendente facilità. Almeno nel primo romanzo, il "cattivo" è l'inconscio di uno dei personaggi, una mossa relativamente originale. Caratterizzazione psicologica dei personaggi? Melassa e cuoricini.

Non so se il resto del ciclo spieghi qualcosa di quello che rimane in sospeso ma se la qualità è questa non capisco il perchè del successo del ciclo. Qualcuno ha letto il resto del ciclo e me lo puo' spiegare?

Medaglia Svergolamento: Un particolare ringraziamento a Nicoletta Vallorani per una bellisima chicca di idiozia traduttiva. Nel primo capitolo del secondo romanzo, l'aereo del protagonista è appena precipitato. Ricopio testualmente: Nelle riserve d'emergenza c'era una piccola torcia che funzionava a batteria, ed alla sua debole luminosità, trovò cibo concentrato, una sottile coperta del tipo "spaziale", che avrebbe isolato il calore del corpo all'interno del riparo, e tavolette di carburante. Tavolette di carburante? Perchè qualcuno dovrebbe mettere delle tavolette di carburante assieme nelle razioni d'emergenza? A meno che non fossero delle "energy bar".

LLP, Andrea

I am of Irelaunde - Juiliene Osborne McKnight

Author Juiliene Osborne McKnight
TitoloI am of Irelaunde
Titolo ItalianoIl Cavaliere Irlandese
Anno2000
GiudizioCarino, ben articolato, un pò pretenzioso, decisamente evangelico.
Il libro narra in maniera molto romanzata la missione evangelica di San Patrizio in Irlanda, mescolandola abilmente ai racconti del ciclo dei Feniani.
Molto ben studiata l'idea di far incontrare Ossian (il bardo dei Feniani, ultimo dei cavalieri d'Irlanda estinti due secoli prima degli eventi del libro) con il santo iracondo e pieno d'odio per gli irlandesi. Il santo imparerà molto sui druidi e sugli irlandesi dal bardo.

Ho apprezzato molto il modo in cui è scritto il libro, la caratterizzazione dei personaggi è buona. Solo in alcuni punti la trama si fà esile perchè l'autrice deve presentare le vicende biografiche del santo in modo che si evolvano in parallelo con quelle della vita di Fionn, capo dei feniani.

Adatto soprattutto a chi non avesse mai letto nulla sui Feniani, come aperitivo per letture più solide sull'argomento (ad esempio qualcosa di Morgan Llywelyn).

LLP, Andrea

giovedì, aprile 14, 2005

Primi vagiti

Buona sera a tutti, derogo per una prima (ed ultima) volta dalla filosofia dei blog con un post a là forum. Per tutti quanti quelli che in futuro verranno a visitarci (e spero saranno in molti), vorrei aggiungere alle preziose parole di introduzione al blog scritte da Andrea una mia ulteriore considerazione. Tanti sono stati i libri di cui nemmeno conoscevo l'esistenza che mi sono stati consigliati dai miei amici, e spesso si sono rivelati illuminanti ed appassionanti, istruttivi e divertenti (anche se non sempre :-) ). Ma altrettanto importante della lettura è stata per me la possibilità di confrontarmi con loro (i miei amici e quanti altri) discutere, riflettere, litigare e crescere, proprio prendendo spunto da quei libri. Dunque, lunga vita ai libri! ma anche lunga vita al nostro stimolo di conoscere, sperimentare, speculare!

Un insaziabile (in molti sensi) Umberto

La VERA Villa dei Papiri

Mi pare strano cominciare un blog di commenti sui libri con un post che non è un commento ad un libro ma non posso non spiegare perchè abbiamo scelto questo nome per il blog.

La Villa dei Papiri (quella vera) era una ricchissima villa privata che apparteneva a Lucius Calpurnius Piso Caesoninus. Si trovava ad Ercolano e fu distrutta dall'eruzione del Vesuvio nel 79 dc. Gli archeologi moderni hanno trovato nei resti della villa oltre 1800 papiri ed un impressionante galleria di sculture in marmo. La villa è quindi una delle più antiche collezioni private di libri di cui abbiamo notizia certa.

Inutile dire che un tale collezionista di libri del calibro di Lucio Calpurno non puo' che essere un modello da imitare per gli autori di questo blog.

Per ulteriori approfondimenti non posso che consigliarvi di andare a vedere cosa ha da dire la wikipedia in proposito clickando qui

Questa invece è un immagine del 1997 degli scavi alla villa [scavi]