giovedì, giugno 18, 2009

AutoreVan dine S.
TitoloThe Benson Murder Case
Titolo Italiano
La strana morte del signor Benson
Anno1926
GiudizioGradevole anche se prevedibile

Seppur datato, il romanzo scorre piacevolmente. Per gli amanti del Giallo potra apparire abbastanza scontato in talune deduzioni, ma certamente il metodo investigativo di Philo Vance ha un fascino tutto suo.
Incrocio tra Sherlock Holmes e il tenente Colombo, Philo Vance comprende sin dall'inizio chi è il colpevole e tenta in ogni modo di sviare il lettore. La figura comprimaria del Procuratore è una spalla abbastanza credibile, ma che a mio parere si brucia subito.

Nel complesso ha un valore storico ed è gradevole da leggere.

venerdì, maggio 16, 2008

Il cervello dipendente - Luigi Pulvirenti

Autore Luigi Pulvirenti, con la collaborazione di Maria Rita Parsi
TitoloIl cervello dipendente - un intervista di Maria Rita Parsi
Titolo Italiano
Anno2007
Giudizio**** (ne più - ne meno)

Tra le innumerevoli ipotesi che si sono fatte per la spiegazione

delle funzioni cerebrali e della connessa fenomenologia il lavoro

di Pulvirenti spicca per la pulizia fenomenologica e la chiarezza

espositiva, oltre al fatto che gran parte del discorso ha per

fondamento una base sperimentale nei dati dedotti da

esperimenti concreti come la PES. La finezza raggiunta da

tali esperimenti con l'analisi di nuclei anche molto piccoli

giustifica il prudente entusiasmo dell'autore per i risultati

raggiunti.


All'atto pratico l'instaurarsi delle dipendenze è spiegato

con un processo che parte dalla chimica per diventare

morfologico: i circuiti attivati non si spengono più e

continuano a generare dipendenza. In un ottica più

generale questa potrebbe essere anche una spiegazione

di altri processi cerebrali come il riconoscimento di un

parente prossimo che stimola un reward positivo o

come spiegato anche da Pulvirenti avere un legame,

anche se più debole, con certe patologie ossessive.


Meccanismi simili di "rewardship" potrebbero essere

fondamentali anche per la generazione di stati coscienti

(auto-riconoscimento) e gestione degli stati cerebrali

nel corso del tempo. Come sappiamo l'importante

legame tra cognizione e emozione scoperto negli

ultimi venti anni adesso potrebbe avere una base

chimica nel puntamento delle vie neuronali tra i vari

centri cerebrali deputati.


Da un punto di vista delle pure dipendenze il libro

sposta l'attenzione dalla vecchia idea delle crisi di astinenza

al craving (a powerful desire recita l'Oxford), inteso come

costante nervosa ricerca della soddisfazione della

dipendenza che diviene l'attività dominante e assolutista

dell'individuo dipendente. Concetto anche questo, in

misura meno ossessiva, espandibile ad altre attività umane

come la ricerca del cibo (e quindi anche le sue complesse

implicazioni e dipendenze come parassiti del glucosio).

Per la prima volta inoltre sono spiegate e analizzate le

dipendenze non chimiche come quella dell'esercizio

fisico e del gioco d'azzardo, con un meccanismo di "reward"

analogo, sebbene meno potente, di quello chimico.


Il mismatch, o disadattamento, evolutivo che secondo l'autore

porta alle dipendenze, peraltro forse riscontrabile anche in altri

animali sociali (vien subito da pensare al craving

delle formiche per lo zucchero degli afidi) comporta

la perdita di identità e relazioni sociali che vengono

distrutte. Se non curata questa deriva può essere dannosa

per un intera popolazione (pensiamo solo, ad esempio, al

devastante effetto dell'alcool sulle popolazioni amerindie)

e nei casi più gravi per l'intera specie.


Ma possiamo evitarlo ?


Forse no, forse sì. Nel primo caso non dovremmo invocare

cause innaturali, ma semplicemente la nostra incapacità di

disobbedire ai nostri geni stavolta molto poco egoisti e

alquanto stupidi. Nel secondo caso dovremo dire grazie una

volta di più alla scienza ed in generale all'evoluzione culturale

e non genetica dell'uomo quella che definiamo a volte con

spregio educazione.


Certo il libro intervista non è il meglio per una spiegazione

ampia e dettagliata, però semplifica molto le cose come una

sorta di FAQ estesa. La Parsi si attiene o è costretta dall'intervistato

ad un discorso strettamente scientifico a differenza di altri suoi per

la verità infelici esiti (penso al confuso libretto SOS Pedofilia anche

questo scritto in collaborazione con un altro scrittore non scienziato

però).

mercoledì, febbraio 27, 2008

Buono, Pulito e Giusto - Carlo Petrini

AutoreCarlo Petrini
TitoloBuono, Pulito e Giusto
Titolo Italiano
Anno2005
GiudizioIneguale, ma sanguigno....***1/2 (al libro), ***** (all'opera)


Un libro merita di solito un attenzione nel tempo decrescente. 

Di solito dopo una fase di assestamento passa dall'attenzione 

dei lettori, lì sul banco delle novità, agli scaffali posteriori 

dove finisce per essere esaurito. Tuttavia alcuni libri 

esprimono a tal punto le opinioni dell'autore che diventano 

libri forti, vere bibbie del loro pensiero. Uno di questi é 

certamente il libro di Carlo Petrini il fondatore di Slow Food. 

Esso ruota intorno alla triade del titolo: "buono" come 

sinonimo di gustoso, appetibile, che piace che da piacere, 

liberandosi dai complessi di colpa della ghiottoneria;

"pulito" in quanto prodotto in modo naturale rispettando 

l'ambiente e la biodiversità; "giusto" senza creare ingiustizie 

sociali.


Dico subito che il libro é non facile, rugoso, ineguale.  

Petrini si avventura nella complessa operazione di legare i fili 

di tutta una serie condizioni e fatti che determinano il nostro 

attuale rapporto col cibo, e poi da questi, generare, o almeno 

tentando di farlo, nuove definizioni.  Cercando alla fine di 

fondare quella che Petrini definisce la nuova gastronomia...

per capirci certamente alcune cose possono essere condivise:


"...il cibo e la sua produzione devono riottenere la giusta centralità

tra le attività umane e i criteri che guidano le nostre azioni vanno

ridiscussi. Il punto infatti, da ormai troppo tempo, non é più la

quantità di cibo prodotto, bensì la sua qualità complessa, che va

dal gusto alla varietà, dal rispetto per l'ambiente, gli ecosistemi e

i ritmi della natura in generale, a quello per la dignità umana."


L'elenco degli addentellati della nuova gastronomia, l'attenzione

a svecchiare la vecchia figura del gourmet, il tentativo di lanciare

nel mondo un appello a quel che rimane della cultura popolare

diventa un programma, un programma anche politico assai

complesso. E sono inevitabili allora un pò di pedanti precisazioni 

e ripetizioni. In confronto il libro di F Lawrence Non c'é sull'etichetta

(sempre della stessa Einaudi) é più elegante e scorrevole ed 

anch'esso fa scoprire molte cose raccapriccianti collegate 

alla produzione alimentare di massa.


Per fortuna, il procedere non proprio fluido del pensiero

petriniano é interrotto da alcuni aneddoti, talvolta divertenti e 

istruttivi, talvolta un pò noiosi, sulle situazioni in cui si é trovato 

l'autore scoprendo la sua vocazione. Comunque sono interessanti 

sguardi sul mondo anche sull'America ad esempio e le sue 

entusiaste, a volte eccessive, vocazioni biologiche.


Venendo appunto ad una critica dei contenuti piuttosto che della

forma direi che sono d'accordo con l'impostazione dell'autore sul

biologico. Quando diventa un biologico industriale allora

iniziano i problemi come é ben sottolineato con la storia dell'olio

d'oliva in California. Viceversa poca attenzione viene posta 

all'equilibrio tra corpo e cibo, solo ad un certo punto se ne parla

quando l'autore cita i suoi problemi fisici. Andrebbe invece 

approfondita la questione degli eccessi alimentari o in forma 

inversa della mancanza di una attività fisica adeguata che consenta 

questo equilibrio. Questo proprio in un contesto dove si vuole 

salvaguardare la salute umana.


Più in generale si pone poi la grande questione della

modernità e postmodernità. Petrini si pone nella scia di

un Carl Sitte l'architetto viennese che voleva salvare le piazze

e gli artigiani, o di un Ivan Ilich che sull'onda del primo shock

petrolifero riscopriva la bicicletta in totale alternativa all'auto per

salvare la città europea dalle devastazioni del traffico.

In Petrini troviamo ad esempio la volontà di salvare

il mercato rionale con la sua filiera corta, la più corta possibile.

Tutti e tre non invocano un ritorno all'antico, ma un 

compromesso con il moderno.


Mi chiedo se ha senso salvare la sapienza popolare,

quello che é il livello zero dell'economia, quella che Fernand 

Braudel definiva cultura materiale che é la base del modello di 

produzione preindustriale prima che il capitalismo si diffondesse 

in modo planetario ?

Dobbiamo chiederci se un modello bio-compatibile lo

sia anche con l'industriale, certamente Petrini sa questo quando 

dice che si devono trovare nuovi modi naturali di produzione e

trasformazione. Ma produzione e trasformazione significa industria

e quindi artificiale. Quello che si vuole é verosimilmente 

quella tecnologia verde cara al fisico e saggista di successo 

Freeman-Dyson in alternativa a quella grigia della prima 

modernità. Io suggerirei di usare il termine trans-naturale 

per indicare quelle produzioni industriali che siano anche 

bio-compatibili.


Andrebbe valutata anche l'opera complessiva

di Carlo Petrini, la fondazione di Slow Food, dell'Università

di Scienze Gastronomiche, il lancio di Terra Madre e le altre

iniziative "a rete" (non solo informatica, ma rete d'individui, di

gruppi, nella stragrande maggioranza dei casi volontari).

Complessivamente tutto ciò vale un cinque stelle abbondante,

ma al libro, complesso e con cui fare i sempre conti, ne ho

date tre e mezzo.

 

Recentemente SF si é anche proposta per studiare la qualità

delle mense scolastiche, sarebbe certamente un opera meritoria

se la spesa si dimostrasse come sembra non eccessiva, rispetto

all'attuale panorama scarsamente "pulito" e spesso non "buono".


Il messaggio é valido ? Direi di sì, ma io sono meno 

ottimista. Il grigio é ancora lì e non sembra volersi fermare 

facilmente come i TIR che invadono e devastano le nostre 

strade continuando a portare i prodotti prima su e poi di nuovo 

giù perchè il prezzo salga come vuole la regola del capitalismo 

commerciale. Più modestamente io credo che dovremo 

accontentarci di qualche isola verde e lottare per conservarla.


martedì, febbraio 12, 2008

La chiave segreta per l'universo - Lucy & Stephen Hawkings

AutoreLucy & Stephen Hawkings
TitoloGeorge's secret key to theUnivers
Titolo ItalianoLa chiave segreta per l'universo
Anno2007
Giudizioelementare- per ragazzi dei primi anni delle medie

Visto il nome degli autori mi aspettavo molto di più. Una trama elementare e poco credibile fa da collante per una serie di schede di astronomia.
Difficile pensare che qualcuno possa immedesimarsi nel giovane protagonista, e ancora meno credibile l' esistenza di un super computer come Cosmo in grado di aprire porte nello spazio in zone dell'universo ad esso stesso ignote.
Assolutamente incomprensibili le azioni/reazioni del professore che detiene le chiavi 'segrete' dello spazio. A voler trovare un merito.... offre un piccolo spaccato di vita in una cittadina periferica americana.