mercoledì, maggio 23, 2007

[curiosità] L'uomo delle montagne

Meno avvolto nel mito del suo alter ego europeo, Woodwose,
l’uomo delle montagne, è il rappresentante di una epopea
puramente maschile che si è sviluppata grosso modo dal 1810
fino al 1840, quando ormai i pionieri coi loro carri iniziavano ad
invadere i territori scarsamente popolati del Nordamerica,
mentre castori e bisonti iniziavano a declinare. Nell’immaginario
nordamericano, meno nella realtà commerciale delle companies,
egli rappresenta l’uomo civilizzato che torna alla natura e perde
quella patina borghese e flaccida per tornare ad un pieno totale
contatto con la natura in una terra spopolata e selvaggia. Egli è
totalmente autonomo e libero, e questi sono i “comforts”
probabilmente più sostanziali che gli possiamo invidiare, dato
che la vita tra le grandi pianure e le montagne rocciose all’epoca
non era certo facile. Quella che segue è la traduzione dal libro
di George Laycock delle impressioni dal vivo di uno dei primi
viaggiatori sul continente riguardo ad un autentico mountain man:

La sua pelle a causa della costante esposizione assumeva un
tono quasi scuro come quello di un nativo, e i suoi caratteri e
struttura fisica assumevano una forgia rude e dura. I suoi
capelli, per la mancanza di attenzione, divenivano lunghi,
ruvidi come il sottobosco, e ricadevano sciolti sulle sue spalle.
La sua testa era sormontata da un cappello di lana a falda bassa,
o un rude sostituto fatto da lui stesso. I suoi vestiti erano di pelle
scamosciata di cervo, decorati da frangie alle cuciture con stringhe
dello stesso materiale, tagliato e manipolato in un modo del tutto
peculiare a quell'uomo ed ai suoi associati...ai suoi fianchi era una
cintura di pelle alla quale erano attaccati i foderi del suo coltellaccio
e delle pistole - mentre dal suo collo era sospeso una tasca per
proiettili attaccata saldamente alla cintura sul davanti, e sotto il
braccio destro pendeva un corno da polvere trasversalmente
passato sulla sua spalla, dietro il quale, su di un spallina erano
assicurati uno stampo per pallottole, un cacciavite o un’acciarino,
un portamonete, un punteruolo, etc. Possiamo immaginarlo con
una stecca di legno duro per l’avan-carica e un buon fucile nelle
sue mani, mentre s’apre la strada a fatica carico anche con trenta o
trentacinque balle (di pelliccie), l’autentico uomo delle montagne
completo del suo equipaggio...l'uomo delle montagne che e' il suo
proprio manovale, sarto, calzolaio e macellaio, e puo' sempre nutrire
e vestire se stesso, e godere di tutti i comforts che la sua
situazione permette.

Rufus B. Sage, cit. in The Mountain Men di George Laycock,
The Lyons Press, Guilford CT,
6th edizione, 2006. Traduzione di Jakk.

The Mountain Men

Virgin Land: The American West As Symbol and Myth, by Henry Nash Smith.

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