Autore | Massimo Introvigne |
Titolo | Gli Illuminati e il Priorato di Sion |
Titolo Italiano | |
Anno | Piemme - 2005 |
Giudizio | **** |
che sono le sette e le credenze di massa, M. Introvigne
ha prodotto un agile libretto che ci spiega in dettaglio
come Dan Brown abbia costruito abilmente su delle
incredibili lacune e sabbie mobili di sette inventate
a volte per puro caso, credenze popolari e storiografia
alla buona (come le arcinote leggende sui templari che
sarebbero rimasti nell'ombra anche dopo la loro
distruzione).
Il libro è godibilissimo sotto l'aspetto storico con
un’accurata ricostruzione delle fonti, e degli intrecci,
passaggi di testimone (spesso contestati da
interminabili cause in tribunale), finte riscoperte, finte
parentele e per finire finte edizioni retrodatate ex-post
che sono classiche nell'evoluzione delle sette esoteriche
quando cercano di inventarsi una tradizione.
Scoprire che il Priorato di Sion non è che una setta
composta nel suo periodo d'oro in tutto di tre
o quattro persone opera di un fascistello francese
disoccupato è qualcosa che non si può perdere. L'autore
trova anche il tempo di accennare al noto film Disney
Il mistero dei Templari che prolunga e rafforza la
tradizione della scomparsa "sottotraccia" dei cavalieri
e che permette ad Introvigne di spiegarci con una dotta
disquisizione l'origine NON massonica del disegno del
retro del Great Seal (il sigillo ufficiale degli Stati
Uniti: un occhio posto su di una piramide tronca, disegno
che appare anche su tutte le banconote da un dollaro).
Assolutamente comico è poi il gran finale tra X-files,
i "rettiliani" e il principe Filippo (già proprio lui
Filippo d'Inghilterra) con l'ennesima interpretazione
dell'incidente del Pont du L'Alma.
Più impegnativi sono invece alcuni temi che emergono
qua e la nel libro, soprattutto all'inizio, e nelle
conclusioni. In primo luogo, si chiede Introvigne,
perchè le grandi religioni, nonostante il loro revival
post-illuministici, nonostante le moltissime persone
che sono affamate di spiritualità, non riescono ad
attrarre più di un 20% circa di credenti veramente
osservanti. In genere l'altro 60% di chi si dichiara
credente (circa l'80% nei paesi occidentali) non
appartiene ad una chiesa in particolare, è un "credente
senza chiesa" ("believier without belonging"). Questo
non appare però come l'effetto della modernità e della
secolarizzazione, ma è l'opposto: è nei "credenti
senza chiesa" che si assiste al ritorno di credenze
esoteriche, pseudo-scientifiche, e quindi alla
speculazione che le chiese, in particolare quelle
delle grandi religioni monoteistiche siano
detentori di poteri occulti e persino di "grandi"
complotti. (D'altra parte anche le chiese vi si
adattano trovando nel culto popolare dei santi e
di una ritrovata mistica, un mezzo, sempre più
veicolato dai media, anche per ri-attrarre a se gli
appassionati delle sette segrete e dei misteri,
quei "credenti senza chiesa" appunto.)
Quali motivazioni che spingono delle persone in
genere razionali a credere in un metacomplotto
(o grande complotto). La risposta è a mio parere
determinata dalla voglia di trovare delle risposte
facili e deterministiche alla complessità del mondo,
cosa che non sempre le grandi chiese, in quanto
organizzatrici di bisogni spirituali su vasta scala,
non riescono sempre a dare. Paradossalmente se la
scienza fosse più conosciuta e diffusa avremmo un
numero maggiore di "credenti con chiesa", infatti,
i temi gnostici/complottisti sarebbero presi per
quello che sono ovvero bufale in parte ben riuscite.
L'essoterismo è l'altra faccia di questa medaglia,
esso nasce proprio perché le credenze esoteriche,
essendo, di fatto, al di fuori della cultura ufficiale,
possono dare quelle spiegazioni semplici che servono
a collocarsi/collocare nel mondo se stessi e gli altri
con un ruolo ben preciso, buono o cattivo che sia.
Voglio infine notare che al contrario dell'autore io
penso che sia illusorio credere che la percentuale
dei credenti strettamente osservanti ad una chiesa
superi il 40%, forse in eccezionali periodi di "great
awakening" può arrivare al 50%, ma ci sarà in ogni
caso una notevole percentuale di persone, che si
dichiara "credenti senza chiesa", anche perchè
colloca i bisogni spirituali nelle cose individuali
più che collettive. (Diceva un famoso capo indiano
"le chiese servono a litigare su Dio".) Quindi il
fatto che l'80% si dichiari credente, ma solo il 20%
va in chiesa, non è caratteristico della nostra epoca,
ma é probabilmente un dato storico con qualche
oscillazione del 10% in più o in meno. Naturalmente le
motivazioni che Introvigne dà del "grande complotto"
sono coerenti con questo: una buona parte di quel 60%
di "credenti senza chiesa" motiva il suo rifiuto
d’appartenenza con le teorie del "grande complotto"
e questo fa vendere molti libri a Dan Brown.
2 commenti:
Jakk ... meno male che ci sei tu ...
In questi ultimi mesi stai tenendo su la barca da solo ...
LLP, Andrea
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