Autore | Francesco Bonami |
Titolo | Lo potevo fare anche io |
Anno | 2007 |
Giudizio | Inutile, inconcludente, soldi sprecati |
Riferimenti | anobii |
Annuncia il sottotitolo: "perché l'arte contemporanea è davvero arte?". La promessa di spiegarlo è il semplice motivo per cui ho comprato questo libro. Purtroppo non solo l'autore fallisce chiaramente e completamente il suo dichiarato intento ma, per buona parte del libro, pare addirittura essersene dimenticato.
Cosa ti aspetti quando qualcuno spende le parecchie pagine del capitolo introduttivo per affermare che "finalmente" ti spiegherà perché l'arte contemporanea è veramente arte? Ti aspetti che subito dopo cominci a spiegarti le sue motivazioni, ti dia una definizione di quello che intende per "arte" e ti porti esempi di ciò che, secondo la sua definizione, è arte e di ciò che non lo è.
Il primo capitolo introduce un artista, porta alcuni esempi delle sue opere e ci spiega, secondo il critico, quale possa essere il significato che il presunto artista vuole comunicare con quelle opere. Uso la definizione "presunto artista" per precisa scelta, poiché nel capitolo non vi è nessuna traccia del perché si debba considerare tali opere "arte" e non merda in scatola (letteralmente).
Il secondo capitolo ripresenta lo stesso schema ma per qualche riga mi illude: c'è un flebile accenno al fatto che, in Italia, siamo abituati a considerare artisti solo quelli che, in primis, abbiano una chiara competenza tecnica nella loro disciplina. Speranzoso continuo a leggere, forse l'autore sta per arrivare al punto.
Dal terzo al quinto capitolo, calma piatta, tanta critica ed interpretazioni delle opere. A latere troviamo qualche auto incensamento dell'autore nel suo ruolo di rinomato critico.
Da settimo capitolo in poi, le cose peggiorano nettamente. L'autore si dimentica completamente del fatto che ha promesso di scrivere un libro per neofiti e smette di introdurre gli artisti e le loro opere, passa direttamente alla critica degli artisti. Il povero artisticamente illetterato lettore, destinatario eletto del libro, non può fare altro che studiare da altre fonti le opere dell'artista in oggetto prima di leggere il capitolo se vuole avere speranza di capirci qualcosa. Una selva di riferimenti incrociati, spesso ad autori non ancora trattati, confonde senza requie.
Il capitolo conclusivo aggiunge la beffa al danno. Con assoluta non curanza, l'autore ci informa che questo capitolo dovrebbe rispondere alla domanda iniziale, finalmente spiegarci perché, secondo l'autore, certe cose siano arte ed altre no. L'argomento è liquidato in meno di tre pagine con qualcosa del tipo "perché spiccano nella generale mediocrità del panorama artistico circostante".
Riepiloghiamo: Il libro promette di essere un libro sulla critica dell'arte, sulla definizione di arte e arte contemporanea ed invece è un libro di critica dell'arte contemporanea. Il libro è inutile anche come introduzione all'arte contemporanea perché scritto in maniera incomprensibile per il neofita per l'eccessivo numero di concetti e nozioni date per scontate.
Chiudo il libro e mi domando cosa ho imparato da questa lettura. La risposta è "nulla"! Ho imparato molto di più dalle ricerche che ho fatto sulla wikipedia per cercare di capir qualcosa dell'inutile guazzabuglio che è questo libro. Inoltre ho intenzione di liquidare la prevedibile obiezione che, almeno, questo libro mi avrebbe spinto ad informarmi sull'arte contemporanea, facendovi notare che fare click su questo link non costa 15 euro e non contribuisce alla deforestazione amazzonica.
LLP, Andrea
3 commenti:
L'ho comprato questo pomeriggio il libro di cui parli; sinceramente ero incantato dalla presentazione ch'egli stesso propone nelle prime pagine. Concordo con pienezza quanto hai detto.
Personalmente parlando poi, credo che questo libro sia l'espressione di un pensiero critico ( di cui a volte posso trovarmi concorde altre volte no) ma non di certo l'impegno ad una spiegazione di arte contemporanea. Ho apprezzato qualche esempio pratico, a discapito di una enorme inutilità di pagine auto acclamanti.
Non nego, però, che la lettura sia servita ad accendere uno scambio di opinioni con altra gente, ma questo risultato è ormai scontato poichè anche il solo pronunciare la parola arte comporta in chiunque l'accensione di un qualsivoglia scambio d'opinione.
Indi per cui, a mio avviso, il valore di copertina non rispecchia il valore effettivo dei contenuti; avrei consigliato dunque di non optare per 15 euro per il nome e le cariche che ricopre, ma i classici 7 euro e 50,massimo 8 euro, affidati ai piccoli edesordienti autori di libri (che tra l'altro si auto acquistano).
Fa piacere sapere che non sono l'unico ad pensarla a questo modo. In ogni caso, per quanto possa essere brutto o malfatto, leggere un libro arricchisce sempre.
LLP, Andrea
..bella frase buonista! Stereotipi e luoghi comuni, manca solo un po di relegione eeee... l' happy end è assicurato. Bonami, invece, è talmente presuntuoso che pretende la seconda lettura per cercare di capirlo.
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