Autore | C.S. Lewis |
Titolo | The Chronicles of Narnia |
Titolo Italiano | Le Cronache di Narnia |
Anno | 1950 - 1956 |
Giudizio | Belli, scorrevoli, peccato che siano tanto chiaramente cattolici. |
Le cronache di Narnia sono un ciclo di ben sette romanzi che tipicamente vengono venduti raccolti in tre volumi (3+2+2). Sono dell'opinione che recensire assieme un intero ciclo di romanzi cosi indipendenti tra loro sia una barbarie ma il tempo è tiranno e non vedo come evitarlo quindi lo farò lo stesso (che qualcuno abbia pietà della mia anima).
A questo punto della recensione, devo confessare la mia colpa. Erano anni che mi ripromettevo di leggere il ciclo ma se la Disney non avesse deciso di produrre una trilogia di film su Narnia probabilmente non mi sarei mai deciso. In particolare, "The Lion, the Witch and the Wardrobe" da cui la Disney ha tratto il primo film è il secondo romanzo del ciclo.
Ovviamente quello che lega tra di loro tutte le storie sono il fatto che esse siano ambientate a Narnia ed il fatto che i bambini terrestri che visitano questo mondo fiabesco siano di volta in volta chiamati a compiere una qualche "missione" per la salvezza di quel mondo da Aslan, il leone creatore di Narnia.
Mano a mano che i bambini crescono vengono sostituiti (tra un romanzo e l'altro) dai quelli che nell'avventura precedente erano i bambini più piccoli del gruppo e che nel frattempo sono divenuti un po' più grandicelli ed in grado di "badare" ad i nuovi "piccoli" del gruppo. In realtà di solito è la più piccola del gruppo ad essere la più determinata e pura nel suo amore per Aslan, cosa che la mette in grado di salvare la giornata. Beata l'innocenza dei bambini (citazione cattolica assolutamente non casuale).
Il ciclo è destinato nella sua dichiarazione e nella forma ad un pubblico di bambini ma intenzione dell'autore di scrivere per gli adulti è abbastanza evidente. Mentre Tolkien ha iniziato a scrivere il Signore degli anelli per i suoi nipoti e poi si è "fatto prendere la mano", Lewis invece fingeva di scrivere per i bambini per traferire un preciso messaggio allegorico agli adulti. Non è un caso che abbia citato Tolkien in relazione a Lewis perchè il carteggio intervenuto tra questi due grandi autori della fantasy moderna è davvero illuminante. Lewis ha cercato per anni di convincere Tolkien che lo scopo della Fiaba fosse quello di trasmettere dei valori morali tramite un allegoria.
Ritornando all'allegoria che sottende il romanzo, è evidente che Aslan sia la forma incarnata del Cristo nell'universo di Narnia. L'amore e la fiducia che i bambini di volta in volta pongono in Aslan fà si che Aslan stesso si trovi in condizione di sconfiggere il male. Non faccio mistero del fatto che non apprezzo le religioni istituzionalizzate in genere e questo romanzo tanto/troppo cattolico in un paio di punti mi ha irritato. D'altro canto, le descrizioni sono spettacolari ed in ogni pagina c'è una novità, una scenario grandioso che vale la pena essere letto. Le parti troppo moraleggianti si possono sopportare in cambio della bellezza delle descrizioni.
Dei sette romanzi il primo (The Magician's Nephew) e l'ultimo (The Last Battle) sono decisamente i più allegorici. Tanto è vero che nel primo vi è la creazione di Narnia dal canto di Aslan (Genesi) mentre nell'ultimo c'è la fine di Narnia ed il giudizio di tutti gli abitanti di Narnia stessa (Giudizio universale ed Apocalisse). Nonostante questo sono abbastanza godibili, decisamente non i migliori del ciclo.
Il secondo (The Lion, the Witch and the Wardrobe) è, IMHO, il migliore. Un misto di aspettativa, incanto, battaglie ed eroismo. Il ruolo di Aslan è comunque fondamentale ma in fondo sono gli abitanti di Narnia a sconfiggere la malvagità e non il divino. Il terzo romanzo (The Horse and His Boy) è molto bello e fà eccezione alla regola generale dell'intervento divino che
convochi degli eroi extra-mondani a risolvere le beghe di Narnia. Credo che sia quello dei romanzi in cui i protagonisti sono meglio caratterizzati.
Il quarto (Prince Caspian) è caratterizzato da una certa meccanicità, Lewis ha stabilito un piano ed un metodo di lavoro. Per quanto sia uno dei più belli del ciclo, è un pò rovinato dall'essere un romanzo di mestiere.
Il quinto (The Voyage of the Dawn Treader) ed il sesto (The Silver Chair) sono carini ma decisamente sotto la media del ciclo. Il quinto in particolare è molto lento e troppo lungo, credo che Lewis si sia fatto prendere la mano nel voler aggiungere meraviglie su meraviglie ad ogni nuova isola "allungando troppo il brodo".
Voglio conludere segnalandovi quella che sencondo me è la scena più bella dell'intero ciclo. Quella in cui il "professore", insegna a Peter e Susan a giudicare le affermazioni delle persone in base alla credibilità delle persone stesse e non in base alla incredibilità delle affermazioni. Una verità semplice ma fondamentale che, ahime, tendo a dimenticare spesso.
LLP, Andrea
P.S. Mentre facevo un controllo incrociato sui titoli originali dei sette romanzi ho scoperto una cosa che mi ha chiarito molte cose sul ciclo. I sette romanzi non sono stati scritti nell'ordine in cui li ho letti. Ad un certo punto gli editori hanno cominciato a pubblicarli in ordine "cronologico" invece che nell'ordine in cui l'autore li ha scritti. Non a caso avevo abinato il primo ed il settimo romanzo che, ho scoperto dopo, sono stati scritti praticamente assieme.
L'ordine originale dei romanzi è:
- The Lion, the Witch and the Wardrobe (1950)
- Prince Caspian (1951)
- The Voyage of the Dawn Treader (1952)
- The Silver Chair (1953)
- The Horse and His Boy (1954)
- The Magician's Nephew (1955)
- The Last Battle (1956)
3 commenti:
La Disney ci ha fatto il film :-)
Caro Zu-foletto,
Posso bacchettarla?
Posso invitarla a rileggere il secondo capoverso della mia recensione?
LLP, Andrea
ops :P
sono andato direttamente alla sezione commenti (il post l'avevo letto tempo addietro)
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